Sono solo canzonette di Edoardo Bennato compie quarant’anni, capolavoro della discografia italiana .
E così il primo aprile scorso, il grande viaggio nell’”isola che non c’è” del Rocker di Bagnoli compie quarant’anni.
Era il 1980 ed erano appena trascorsi gli anni che avevano visto due rivoluzioni musicalmente diametralmente opposte, il Punk e la Disco Music.
In questo scenario confuso e pieno di contraddizioni vede la luce Sono solo canzonette”, settimo disco in studio di Edoardo Bennato, capolavoro della discografia italiana .
Un vero e proprio concept album ispirato al noto personaggio di Peter Pan, creato dalla penna dello scrittore scozzese James Matthew Barrie
Nell’ omonimo brano che è la chiave dell’intero disco, Edoardo parte a spron battuto con un ricordo di quando era molto giovane, affascinanto dall’idea che nei suoi sogni di bambino la chitarra fosse una spada, prendendo le distanze dalla classe politica e dirigente di allora.
E lo fa in un modo molto intelligente, sparando contro la sua stessa categoria, un po’ come aveva fatto agli inizi con quel capolavoro che fu “Cantautore“, ancora oggi un brano attuale e godibilissimo all’ascolto.
Tira le somme, viene specificato senza equivoci che le risposte non vengono da chi fa “canzoni”, non sono nelle canzoni le risposte ai grandi quesiti sociali… chi scrive può solo “dire”, “denunciare”, far pensare.
Ma alla fine, la realtà è che quello che lui (e i suoi colleghi cantautori) fa è fondamentalmente musica, e solo quella, e di più non si può pretendere.
Ad impreziosire l’intero progetto, sono principalmente “L’isola che non c’è” dove nucleo del pezzo, centro focale inoltre dell’intero lavoro, è il contrasto “fantasia-ragione”, dicotomia da collocarsi sullo stesso piano di molti altri binomi sinonimici dell’album, tra i quali “bambino-adulto”, “sogno—realtà” “cielo-terra”, e “svago-impegno”, tutti imperniati su una contesa che vede opposti rispettivamente Bennato e i Signori del Potere, (concetto che verrà ripreso anche nel brano Ma che sarà) e il “Il rock di Capitano Uncino”, che non ha bisogno di presentazioni; due canzoni che mettono in risalto quelle che possiamo considerare le anime più note di Bennato, vale a dire quella cantautorale e quella più rockeggiante.
Seguono “Nel covo dei pirati”, in cui vi è un critica alla prepotenza, “Rockoccodrillo”, “Dopo il liceo che potevo far“ dal bellissimo sound dixieland in stile New Orleans che introduce efficacemente l’impacciato marinaio, conferma con grande soluzione di continuità il divertissement del disco, altra perla è “Tutti insieme lo denunciam” ove Bennato non fa mistero di conoscere bene l’eredità musicale di Gioacchino Rossini.
Un quadretto lirico ritagliato su misura per un album che sembra non volersi far mancare nulla.
Un album diede inizio ad uno strepitoso tour che rimane nella storia. Da ricordare che il rocker, la sera del 19 luglio del 1980 cantava, di fronte a 70 mila persone, sold out a San Siro, primo artista italiano a riuscirci.
Tutte canzoni che navigano in tematiche ancora attualissime, come la contrapposizione tra i sogni e i modelli di vita delle vecchie e nuove generazioni.
In tal senso, “Sono solo canzonette” è il manifesto di un movimento politico-culturale che non invecchia e non deve cambiare col trascorrere del tempo. “Canzonette” e melodie più ricercate, che sono pietre miliari della musica rock , fanno da tappeto alla poetica nuda e cruda di Edoardo Bennato, geniale nel suo essere esplicito pur ricorrendo all’uso di metafore e di riferimenti estemporanei, fantasiosi ma mai banali, denunciando il malcostume, mettendo sullo stesso piano sia le vittime che i carnefici, usando varie tecniche stilistiche e raggiungendo, attraverso un linguaggio universalmente condiviso, tutte le età.
Un album senza tempo.