Grace, Il disco di Jeff Buckley oggi è ancora un vero e proprio cult ed è considerato un capolavoro degli anni Novanta.
Quando si scrive un album capolavoro, spesso il caso gioca a favore dell’arte.
Si incastrano variabili umane ed artistiche che sono da supporto al talento ed alla genialità.
Nel caso di Grace, album di Jeff Buckley, pubblicato negli Stati Uniti il 23 agosto 1994 dall’etichetta Columbia Records, alcuni fortunati eventi furono indispensabili per la creazione di quest’opera.
In particolare l’incontro con il chitarrista e compositore Gary Lucas nel 1991, fu un tassello fondamentale.
L’ottima empatia tra i due portò alla scrittura di alcuni titoli insieme.
Suonarono al concerto tributo per Tim Buckley, padre di Jeff; in questa occasione, composero due dei brani Rock più famosi nell’ America degli anni 90: Mojo Pin e Grace.
Ma presto emersero grandi divergenze di opinione fra i due, che scelsero strade diverse. Fu in quel momento che Jeff scoprì un piccolo bar irlandese nel Lower East Side di New York. Il Sin-é .
E fu proprio in questo piccolo bar che nacque la leggenda. Lì un giovane Jeff cantava Dylan ,Nina Simone, Van Morrison, Joni Mitchell e soprattutto Hallelujah di Leonard Cohen.
Fu subito ingaggiato dalla Columbia, la casa discografica del suo idolo Bob Dylan .
La Band che ha suonato in Grace
Dominanti saranno gli incontri con Mick Grondahl (basso), Matt Johnson (batteria). Gary Lucas tornerà anche per registrare Mojo Pin e Grace co-scritti con Jeff.
Poi a metà della registrazione fu reclutato il chitarrista Michael Tighe , che suonerà su So Real .
Grace l’album
Grace fu un record che segnò la sua generazione.
Le molte influenze di Jeff Buckley spaziavano dal rock, al jazz, alle canzoni francesi, al folk e al blues. Mojo Pin fu il primo titolo.
Fin dall’inizio si può notare la voce angelica di Jeff, la sua chitarra che suona diversa dalle altre. Siamo appesi alle labbra di Jeff Buckley e alle note sfuggite della sua chitarra e quella di Gary Lucas.
Il duo funzionava perfettamente.
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Stessa magia, e di più, su Grace , dove si è catturati nell’universo più che particolare di Mr. Buckley Jr.
Grace è un pezzo monumentale dove tutto è bellezza: ritmica, chitarre, voce, cori.
E che dire di “Last Goodbye”.
Gli arrangiamenti degli archi, intrecciati con le chitarre acustiche di Jeff e la voce celeste, portano a questa gioia inspiegabile quando ascolti qualcosa di unico.
“Lilac Wine” è una cover di James Shelton composta nel 1950. È una canzone dolce con chitarre abbastanza chiare e una voce divina.
“So Real” è composto da Jeff e dal suo chitarrista Michael Tighe, precede il brano che è diventato leggenda: la versione di Halleluia scritta da Leonard Cohen
“Eternal Life” è un rock vicino al grunge. Le chitarre sono epidermiche e improvvisamente la voce di Jeff si trasforma in un vulcano rock.
“Dream Brother” sembra essere la risposta di Jeff Buckley alla Dream Letter di suo padre Tim . Il ritmo è sincopato, ci avvolge una nebbia sonora, una nuovla che riporta all’idea del sogno e della psichedelia. Poi la canzone prende una nuova svolta con alcune chitarre più rock.
Non tutto è perfetto in questo album, ma proprio questi difetti gli conferiscono il suo fascino e il suo lato originale.
C’è Hallelujah , Last Goodbye , Mojo Pin , Grace , Forget Her, tutte perle che lo rendono uno degli album più belli degli anni ’90 e che hanno reso Jeff Buckley immortale.
Disco fondamentale per ogni amante del Rock.