Un Capolavoro della Musica Rock : LED ZEPPELIN IV

Un Capolavoro della Musica Rock : LED ZEPPELIN IV
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Led Zeppelin IV, uno dei dischi più influenti del novecento dell’omonima band.

Dopo Led Zeppelin III , la band era all’apice del successo ma completamente bloccata su se stessa, Peter Grant , il manager non lasciava che qualcuno interferisse tra lui e la band.  

I concerti erano tanti ed i soldi guadagnati anche.

Era totale decadenza. 

Decadenza, sì, ma anche potere.  Perchè I Led Zeppelin ancora oggi, rappresentano il potere (della musica) , la rabbia impressa su un disco e su un palco.

Led Zeppelin

La registrazione iniziò agli Island Studios nel dicembre 1970, quando Jimmy Page decise di trasferirsi a Headley Grange  una villa vittoriana, utilizzando lo studio mobile dei Rolling Stones.

E tutto è bagnato e “un posto orribile”, dichiarava John Paul Jones . 

Ma a Jimmy Page piacque quel posto che inebriava la sua creatività.

Il Disco LED ZEPPELIN IV

 La battaglia di Evermore e Going to California furono scritti lì.

Poichè i critici del terzo album toccarono le corde emotive di questi artisti, Page, Plant, Jones e Bonham decisero di fare un album più rock per mettere le cose in chiaro. 

Ovviamente non apprezzavano essere paragonati a Crosby, Stills, Nash e Young . 

Già in copertina, nessun titolo, nessun nome della band. L’album si chiamerà IV o l’album delle rune ovvero Zoso . Per infastidire i giornalisti e per creare mistero.

Misterioso come l’anziano contadino in primo piano, unica figura presente insieme alle rune che rappresentano i componenti del gruppo.

Copertina del disco

Già il primo titolo è dirompente: Black Dog , un vecchio blues, che deve il suo titolo al cane che vaga per le campagne di quel luogo mistico, durante le sessioni di registrazione. L’idea del basso che risponde alla chitarra viene da Jones e Page . Spacca, pulsa, il riff è leggenda, Plant è più sexy che mai, Bonham percuote le pelli della batteria e il grande John Paul Jones controlla tutto. Non c’è tempo per riposare, perché arriva il brano Rock and Roll e la batteria che Bonham “rubava” a Little Richard . È geniale. Tre minuti e 40 di frenesia rock’n’roll.

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Molte immagini di Tolkien nell’abbagliante e acustica The Battle of Evermore in cui Robert Plant condivide la voce (e questa è l’unica volta nella discografia degli Zeppelin) con un ospite illustre, Sandy Dennis. Le armonie delle voci sono superbe ed i mandolini di Page e Jones formulano una brillantezza unica. La storia di questo brano è ispirata alle guerre scozzesi.

E poi … è arrivato il capolavoro, probabilmente la canzone più conosciuta di tutti i tempi.  È Page lavorò a lungo sulle parti di chitarra prima che Plant scrivesse alcuni testi.

Il primo tap registrato era già sublime, ma Page da buon maniaco del suono, ne registro un secondo, cosa che infastidì Bonham . Infine aggiunsero la traccia di Jones e poi la voce di Robert Plant. 

Il suono della batteria fu registrato principalmente con un microfono a nastro Beyer M 500 (da citare per i puristi). 

Stairway to Heaven è un lavoro complesso, un mix di due o tre canzoni incollate insieme.  Potenti, rabbiosi, ci assalgono i brividi quando i tamburi iniziano il loro lavoro.

 E l’assolo? L’assolo più bello di tutti i tempi, che fa chiacchierare d’invidia tutti i chitarristi e compositori del pianeta. 

Led Zeppelin lo hanno fatto.

 In Stairway to Heaven , l’assolo perfetto.

Simboli dei Led Zeppelin

E il turno del monumentale colpo di grancassa di John Bonham su Misty Mountain Hop e le sue ammalianti tastiere. Sempre il grande Bonham è ancora fantastico su Four Sticks . Il riff di Page è assolutamente inebriante e il ritornello  psichedelico.

Si Ritorna al suono acustico con Going to California , che delizierà i passaggi più soft dei concerti degli Zeppelin. John Paul Jones dimostra, di essere un genio, capace degli arrangiamenti straordinari, e di suonare tutti gli strumenti. Senza dubbio l’anima della band.

Il finale del disco vede When The Levee Breaks , un vecchio blues di Memphis Minnie , una blueswoman dei primi anni del XX secolo.  È vivace, potente, un portento. 

Questo album, IV o Zoso , non ci interessa il titolo, è un monumento dell’hard rock, il disco che fa dei Led Zeppelin i re del mondo, i più forti; scherzosamente oserei affermare, i padroni artistici del pianeta. 

Author: Stefano De Crescenzo

Napoletano classe 86 , musicista, dopo una laurea a pieni voti in economia presso l'Università degli studi di Napoli Federico II svolge il praticantato come dottore commercialista a Napoli proseguendo il suo percorso lavorativo in Emilia Romagna per svolgere la professione di consulente finanziario presso una grande azienda pubblica. Dopo quasi cinque anni (2014-19) ed una gavetta piena di storie ed umanità, dal 2019 ed attualmente lavora a Roma come Fiscalista presso la stessa azienda e consegue un master universitario di secondo livello. Appassionato di storia ,scienza, arte e cultura ma soprattutto di musica, si cimenta da sempre, nello studio professionale della chitarra con esibizioni dal vivo e registrazioni per artisti della scena musicale Napoletana ed Emiliana, partecipando a diversi concorsi e festival nazionali. Ufficiale Volontario del Corpo militare della Croce Rossa italiana, Socio Siedas, scopre da qualche tempo la bellezza della scrittura collaborando per testate e magazine online . Dal Luglio 2021 è Giornalista Pubblicista, iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Campania.