La maledizione ci strappa via anche Stefano D’Orazio storico batterista dei Pooh.
Quando in un precedente articolo dedicato a Gigi Proietti affermavo che “il destino è beffardo senza guardare in faccia nessuno” , mi riferivo proprio a questo 2020 .
Purtroppo ci ha lasciato all’età di 72 anni, il 6 Novembre sera in ospedale dove era ricoverato da giorni.
Entrato nel 1971 nel complesso di origine Emiliana, è stato per quarant’anni il tamburo dietro la ” macchina” artistica di uno dei complessi più amati ed odiati del panorama musicale italiano moderno.
Ma oltre ad essere il regista del timpano e la grancassa dei Pooh, D’Orazio è stato autore, scrittore , soprattutto cantante e paroliere per moltissime canzoni della band.
Senza dilungarci su tutti gli aspetti della sua vita e della sua carriera (strepitosa ed immensa)lo ricordiamo per tutte le emozioni che ha regalato ai nostri cuori .
Mi piacerebbe ricordarlo invitando il pubblico ad ascoltare un disco della band del 1975 che non ebbe un grosso successo commerciale come gli album precedenti, ma che artisticamente tocca delle vette altissime di Musica con la M maiuscola .
Un po’ del nostro tempo migliore
Il titolo è “Un po’ del nostro tempo migliore“, quel tempo che ricordiamo con malinconia e speriamo possa tornare a scorrere serenamente il prima possibile.
Album prodotto da Giancarlo Lucariello per la CBS. Settimo LP dei Pooh.
Perchè proprio quest’album ?
Un opera che oscilla tra il Rock sinfonico e il Rock progressivo,in cui la melodia della tradizione mediterranea ed etnica, si fonde con e l’armonia della sperimentazione, il tutto contornato da strumenti musicali che all’epoca erano apparsi nei lavori di artisti d’oltremare, vedi il mellotron, clavinet, Minimoog, Clavicembalo elettrico, la celesta.
Infatti Stefano oltre alla voce ed alla batteria si cimenta con grande destrezza in strumenti come i timpani, flauto, gongs, legni, bonghi e campane tubolari.
Declinando una recensione completa del disco, il brano “Eleonora mia Madre” è il primo testo firmato D’orazio in cui si evince il suo grande talento come autore; ritratto del decadentismo e dal sapore antico che ipnotizzava Lucariello e tutti i componenti dei Pooh.
Tutto questo prima della sua esperienza come cantante solista con il brano Fare, sfare, dire, indovinare del 1976, incluso nell’album Poohlover.
Altro brano di grande rilievo è ” Mediterraneo” in cui D’Orazio suona lo Xilofono uno strumentale in cui su una leggera melodia si susseguono vari strumenti musicali passando dal mandolino alle chitarre acustiche .
Sarebbe riduttivo descrivere tutte le opere e la storia di un pezzo della musica italiana in poche righe, riproponiamo per ricordare l’artista, il commovente twitter dei suoi compagni di viaggio di una vita :
«Abbiamo perso un fratello, un compagno di vita, il testimone di tanti momenti importanti, ma soprattutto, tutti noi, abbiamo perso una persona per bene, onesta prima di tutto con se stessa. Ciao Stefano, nostro amico per sempre… Roby, Red, Dodi, Riccardo»,
Parole emozionanti per chi ha amato la loro musica, un’eredità che ci accompagnerà per sempre. La sua batteria, il motore ritmico dei Pooh, continuerà a battere nei nostri ricordi, un sound indelebile che ci ricorda quanto la musica e l’amicizia siano in grado di unire le persone.
Le note di Stefano D’Orazio continueranno a risuonare nei nostri cuori, un’eco indelebile di una voce che non si spegnerà mai.
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