Vangelo e Meditazione della XXI Domenica del Tempo Ordinario Anno A a cura di Don Giacomo Equestre.
Dal Vangelo secondo Matteo 16,13-20
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.
Parola del Signore
Meditazione
Nella IV domenica di agosto incontriamo un testo tra i più importanti del vangelo di Matteo.
La scena si svolge in un luogo che viene precisato, Cesarea di Filippo, ed è importante: perché raramente il Maestro esce dalla terra promessa e proprio in un contesto altro da Israele pone la domanda per eccellenza.
Non si tratta di curiosità, ma quasi di una verifica sulla comprensione degli altri e dei discepoli sulla percezione di chi sia veramente il Nazareno. Matteo, che scrive il vangelo per una comunità di ebrei convertiti al cristianesimo, pare indicare, fin dal nome della città, che la morte dell’Emmanuele non è a beneficio di pochi, ma di tutti.
La gente che ha visto i segni compiuti e ascoltato le sue parole non può che rispondere sulla base delle conoscenze tratte dalla Parola: in effetti il Nazareno ha molte vicinanze con il Battista e in alcune occasioni ha parlato di sé stesso, in terza persona, presentandosi come profeta.
Ma dagli amici che lo seguono, il Signore attende ben altro. La domanda di Matteo è molto chiara: è rivolta alla giovane comunità che si va formando, ma a rispondere è solo Simone.
Simon Pietro, perché il nuovo nome attesta il ruolo di guida che il Risorto gli imporrà.
Un servizio alla Chiesa che avrà come modello da seguire il Crocifisso in vista della gloria finale. Pietro e i discepoli, non sono in grado di comprendere, in quel momento, la portata della risposta che comunque viene data. Le parole pronunciate, un vero simbolo di fede, rimandano a Dio Padre che sigilla la chiamata di Simone, figlio di Giona al servizio della Chiesa. Un servizio che avrà come cifra l’amore per gli altri: lo stesso amore che abbiamo ricevuto dal Dio misericordioso.
Vangelo e Meditazione di Don Giacomo Equestre
Foto: Ambito dell’Italia meridionale sec. XIX, Dipinto con Gesù e San Pietro