Vangelo e Meditazione della XXIII DOMENICA DEL T. O. ANNO C

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Vangelo e Meditazione della XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C a cura di Don Giacomo Equestre.

Chi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.

Dal Vangelo secondo Luca 14,25-33

In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:

«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.

Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine?

Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.

Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila?

Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.

Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

Parola del Signore

Meditazione

Gesù, sempre spiazzante nelle sue proposte, indica tre condizioni per seguirlo. Radicali.

La prima: Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Gesù punta tutto sull’amore.

Lo fa con parole che sembrano cozzare contro la bellezza e la forza dei nostri affetti, la prima felicità di questa vita.

Ma il verbo centrale su cui poggia la frase è: se uno non mi “ama di più”. Allora non di una sottrazione si tratta, ma di una addizione.

Gesù non sottrae amori, aggiunge un “di più”.

Il discepolo è colui che sulla luce dei suoi amori stende una luce più grande.

Tu sai quanto è bello dare e ricevere amore, quanto contano gli affetti della famiglia, ebbene io posso offrirti qualcosa di ancora più bello … Lui possiede la chiave dell’arte di amare.
La seconda condizione: Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me.

Non banalizziamo la croce a semplice immagine delle inevitabili difficoltà di ogni giorno, dei problemi della famiglia, della fatica o malattia da sopportare con pace.

Nel Vangelo “croce” contiene il vertice e il riassunto della vicenda di Gesù: amore senza misura, disarmato amore, coraggioso amore, che non si arrende, non inganna e non tradisce.

La prima e la seconda condizione: amare di più e portare la croce, si illuminano a vicenda; portare la croce significa portare l’amore fino in fondo.

Ed elenca la terza condizione: chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.

La rinuncia che Gesù chiede non è un sacrificio, ma un atto di libertà: esci dall’ansia di possedere, dalla illusione che ti fa dire: “io ho, accumulo, e quindi sono e valgo”.

“Un uomo non vale mai per quanto possiede, o per il colore della sua pelle, ma per la qualità dei suoi sentimenti “(M. L. King). “Un uomo vale quanto vale il suo cuore” (Gandhi).

Non lasciarti risucchiare dalle cose: la tua vita non dipende dai tuoi beni. Impara non ad avere di più, ma ad amare bene.

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Author: Don Giacomo Equestre