Vangelo e Meditazione della XIII Domenica del Tempo Odinario Anno A

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Vangelo e Meditazione della XIII Domenica del Tempo Odinario Anno A a cura di Don Giacomo Equestre


Dal Vangelo secondo Matteo 10,37-42

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:

«Chi ama padre o madre più di me non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me.

Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.

Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.

Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto.

Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».


Parola del Signore

Meditazione

Un Dio che pretende di essere amato più di padre e madre, più di figli e fratelli, sembra un Dio  andare contro le leggi del cuore.

Ma la fede, carissimi, per essere autentica deve conservare un nucleo sovversivo e scandaloso, un andare controcorrente e oltre rispetto alla logica umana.

Non è degno di me. Per tre volte rimbalza dalla pagina questa affermazione dura del Vangelo.

Ma chi è degno del Signore?

Nessuno, perché il suo è amore incondizionato, amore che anticipa, senza clausole. Un amore così non si merita, si accoglie.

Chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà!

Perdere la vita per causa mia non significa affrontare il martirio.

Una vita si perde come si spende un tesoro: investendola, spendendola per una causa grande. Il vero dramma per ogni persona umana è non avere niente, non avere nessuno per cui valga la pena mettere in gioco o spendere la propria vita.

Chi avrà perduto, troverà.

Noi possediamo veramente solo ciò che abbiamo donato ad altri … 

A noi, forse spaventati dalle esigenze di Cristo, dall’impegno di dare la vita, Gesù aggiunge una frase dolcissima: Chi avrà dato anche solo un bicchiere d’acqua fresca, non perderà la sua ricompensa.

Il dare tutta la vita o anche solo una piccola cosa, la croce e il bicchiere d’acqua sono i due estremi di uno stesso movimento: dare qualcosa, un po’, tutto, perché nel Vangelo il verbo amare si traduce con il verbo dare: Dio ha tanto amato il mondo da dare suo Figlio.

Non c’è amore più grande che dare la vita!

Dare la vita, dare un bicchiere d’acqua fresca, ecco la stupenda pedagogia di Cristo.

Un bicchiere d’acqua fresca se dato con tutto il cuore ha dentro la Croce.

Tutto il Vangelo è nella Croce, ma tutto il Vangelo è anche in un bicchiere d’acqua

Nulla è troppo piccolo per il Signore, perché ogni gesto compiuto con tutto il cuore ci avvicina all’assoluto di Dio.

Amare nel Vangelo non equivale ad emozionarsi, a tremare o trepidare per una creatura, ma si traduce sempre con un altro verbo molto semplice, molto concreto, un verbo fattivo, di mani, il verbo DARE.

Vangelo e Meditazione di Don Giacomo Equestre

Foto: Ambito veneto sec. XVIII, Predica di Cristo

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Author: Don Giacomo Equestre