Vangelo e Meditazione della SS. TRINITA’ – ANNO A a cura di Don Giacomo Equestre.
Dal Vangelo secondo Giovanni 3,16-18
In quel tempo, disse Gesù a Nicodèmo:
«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.
Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio».
Parola del Signore
Meditazione
Festa della trinità, festa della dimensione comunitaria della Chiesa.
Dio non è solitudine, non è immutabile perfezione, ma è comunione, festa, famiglia, amore, tensione dell’uno verso l’altro.
Solo Gesù poteva farci accedere alla stanza interiore di Dio, solo Gesù poteva svelarci l’intima gioia, l’intimo tormento di Dio: la comunione. Una comunione piena, un dialogo talmente armonico, un dono di sé talmente realizzato, che noi, da fuori, vediamo un Dio unico.
Dio è Trinità, relazione, danza, festa, armonia, passione, dono, cuore.
Allora finalmente capiamo gli incontri di catechismo per tentare di spiegare la Trinità: quando, le catechiste tracciavano sulla lavagna l’addizione: 1+1+1=1 o ancora mentre disegnavano un triangolo equilatero.
È proprio perché il Padre ama il Figlio che ama il Padre e questo amore è lo Spirito Santo, che noi, da fuori, vediamo un’unità assoluta.
Se Dio è comunione, in lui siamo battezzati e a sua immagine siamo stati creati; ma, se questo è vero, le conseguenze sono enormi.
La solitudine ci è insopportabile perché inconcepibile in una logica di comunione, perché siamo creati a immagine e somiglianza di Dio.
Allora carissimi, se giochiamo la nostra vita da solitari non riusciremo mai a trovare la luce interiore perché ci allontaniamo dal progetto che Dio ha per noi.
Vangelo e Meditazione di Don Giacomo Equestre
Foto: Neroni B. (1566), Santissima Trinità e committente dipinto a olio