Vangelo e Meditazione della IV DOMENICA DI AVVENTO – ANNO C a cura di Don Giacomo Equestre.
A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?
Vangelo
secondo Luca Lc 1,39-45
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!
A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo.
E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Parola del Signore
Meditazione
Il cristianesimo non inizia nel tempio di Gerusalemme, ma in una casa di Betlemme.
Alla grande città Dio preferisce un polveroso villaggio mai nominato prima nella Bibbia, alle liturgie solenni dei sacerdoti preferisce il quotidiano di una ragazzina adolescente.
Dio entra nel mondo dal basso e sceglie la via della periferia.
Un giorno qualunque, in un luogo qualunque, una giovane donna qualunque: il primo annuncio di grazia del Vangelo è consegnato nella normalità di una casa.
Qualcosa di colossale accade nel quotidiano, senza testimoni, lontano dalle luci e dalle liturgie solenni del tempio.
Nel dialogo, l’angelo parla per tre volte, con tre parole assolute: “rallegrati”, “non temere”, “verrà la Vita”.
Parole che raggiungono le profondità di ogni esistenza umana.
Maria risponde consegnandoci l’arte dell’ascolto, dello stupore colmo di domande, e dell’accoglienza.
Gioia è la prima parola. E non un saluto rispettoso, ma quasi un ordine, un imperativo:
«rallegrati, esulta, sii felice».
Parola che tutti, tutti i giorni, cerchiamo: la gioia.
L’angelo non dice: prega, inginocchiati, fa’ questo o quello. Ma semplicemente: apriti alla gioia.
Dio si avvicina e porta una carezza, Dio viene e stringe in un abbraccio, viene e porta una promessa di felicità.
Sei piena di grazia. Sei riempita di Dio, Dio si è chinato su di te, si è innamorato di te, si è dato a te e ti ha riempita di luce. Ora hai un nome nuovo: Amata-per-sempre.
Quel suo nome è anche il nostro: buoni e meno buoni, ognuno amato per sempre.
Piccoli o grandi, ognuno riempito di cielo.
Come Maria, che è “piena di grazia” non perché ha risposto “sì” a Dio, ma perché Dio per primo le ha detto “sì”. E dice “sì” a ciascuno di noi, prima di qualsiasi nostra risposta.
Dio non si merita, si accoglie.
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Foto: Ambito bellunese sec. XVII, S. Anastasio papa