Vangelo e Meditazione della II Domenica di Quaresima Anno A

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Vangelo e Meditazione della II Domenica di Quaresima Anno A a cura di Don Giacomo Equestre

l suo volto brillò come il sole

Dal Vangelo secondo Matteo 17,1-9

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte.

E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce.

Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.

Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui!

Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia».

Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».

All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore.

Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

Parola del Signore

Meditazione

L’obiettivo della quaresima non è quello di lucidare la nostra bella immagine spirituale, ma di salire sul Tabor. Siamo entrati nel deserto della quaresima per arrivare fino a lì, su quella piccola collina di Galilea, arsa dal sole, disseminata di alberi verdeggianti e battuta dal vento del mare.

Il Tabor evoca il momento in cui Gesù, svela la sua vera identità, supera il limite e si dona alla vista sconcertata e stupita degli apostoli.

Il Tabor dice l’assoluta diversità di Dio, la sua immensa gloria, la sua indescrivibile bellezza.

Il Tabor è la meta della quaresima.

E questo occorre dirlo e ridirlo a noi cattolici, che associamo la fede al dolore, che raffiguriamo sempre Gesù come il crocifisso, scordandoci del Risorto, e che già pensiamo alla Quaresima come al tempo della rinuncia e non al tempo dell’opportunità e della conversione, del combattimento e della lotta interiore per vincere la gara.

Verrà il tempo del dolore, e su un altro monte, una piccola cava di pietra in disuso chiamata Golgota, vedremo l’appeso, volgeremo lo sguardo a colui che hanno trafitto.

Ma prima occorre ricordarci della bellezza di Dio, della sua esaltante presenza.

La liturgia, provocatoriamente, pone la trasfigurazione all’inizio del cammino penitenziale, per indicarci il luogo da raggiungere.

Se poniamo dei gesti di conversione e di solidarietà, di rinuncia e di digiuno, di preghiera e di essenzialità è solo per poter essere liberi e vedere la gloria del Maestro.

Vangelo e Meditazione di Don Giacomo Equestre

Foto: Memmi L.-Memmi F. sec. XIV, Trasfigurazione di Gesù Cristo

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Author: Don Giacomo Equestre