Vangelo e Commento della XXIV Domenica del Tempo Ordinario Anno B a cura di Don Giacomo Equestre.
Tu sei il Cristo… Il Figlio dell’uomo deve molto soffrire.
Vangelo
Vangelo secondo Marco 8,27-35
In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?».
Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti».
Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.
E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.
Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».
Parola del Signore
Commento al Vangelo
Il brano evangelico che oggi la liturgia ci propone rappresenta uno snodo fondamentale nel racconto di Marco. Siamo a Cesarea di Filippo, il territorio più lontano raggiunto da Gesù nel suo cammino, e, proprio qui, il maestro viene riconosciuto come il Cristo, il messia atteso.
Fino a questo punto i discepoli hanno seguito Gesù incantati dalla Sua Parola e dai suoi miracoli. Il suo modo di parlare del Padre e la sua attenzione e simpatia verso i poveri, gli ammalati, gli esclusi ha lasciato trasparire una novità inaudita, una bellezza che ha conquistato i cuori dei discepoli e della gente.
Ma ora Gesù inizia a girare le carte in tavola e lancia una prima domanda: “La gente chi dice che io sia?”. Facile: Giovanni Battista, Elia o qualcuno dei profeti… Tutti hanno capito la grandezza di Gesù, ma la riducono a qualcosa di già noto e conosciuto, non riescono a cogliere la sua novità.
Ma è la seconda domanda che scatena un terremoto nel cuore dei discepoli: “Ma voi, chi dite che io sia?”.
Qui si gioca tutto. Questa è la domanda fondamentale del Vangelo. Chi è per te Gesù? Nella tua vita, nella tua famiglia, nel tuo lavoro, chi è Gesù di Nazaret? Che importanza hanno le sue parole e la sua vita nella tua esistenza quotidiana?
Come in altre occasioni, Pietro non si fa pregare e prende la parola a nome del gruppo:
“Tu sei il Cristo”. La sua risposta è corretta, ma incompleta.
Gesù è il Cristo, ma non il Cristo che Pietro si aspettava. Solo alla fine del Vangelo, Pietro e gli altri discepoli potranno comprendere l’originalità di Gesù. Davanti alla Croce si polverizzano tutte le loro aspettative e, sulle macerie della loro delusione, scopriranno che il Messia atteso compie le loro attese in un modo totalmente inatteso.
Davanti all’annuncio della passione e della morte, Pietro reagisce e rimprovera il Maestro.
Pietro vuole salvare il salvatore, morte e passione non rientrano nel suo schema. Il suo Cristo, il suo Messia, è vittorioso, potente e invincibile. Cos’è sta storia del rifiuto, della morte e della resurrezione?
Ma è Gesù, ancora una volta, che deve rimettere in carreggiata il povero Pietro.
Lo chiama “Satana” e gli indica, se per caso lo avesse dimenticato, qual è il posto del discepolo: “Vieni dietro a me”. Questo è il suo posto: dietro al maestro. Questo è il posto del discepolo di ogni tempo.
Dietro a lui: per camminare sui suoi passi, per prendere il suo ritmo e per andare dove lui ci porta. Senza paura. Leggeri. Lui è strada e la meta.
Buona domenica