Durante i suoi due anni all’etichetta “Riverside” (1958-59), Chet Baker, cuore pulsante e mascella squadrata, fu un “ispiratore di sogni” della fine dell’era Eisenhower; un vocalist pacato ed il miglior trombettista di Cool Jazz di tutti i tempi. Il suo fantastico mix di “James Dean, Sinatra e Bix Beiderbecke” (descrizione dello storico Dave Gelly) lo pose su di un pantheon che va ben oltre il jazz, trasformandolo nell’umile eroe “sbandato”.
Il fatto che finisse per abusare di eroina anche prima del suo contratto con l’etichetta “Riverside” significava che la barca dei sogni sarebbe affondata, a differenza della sua musicalità e delle sue geniali invenzioni.
IL DISCO di Chet Baker
Pubblicato nel febbraio del 2020 da Universal, Riverside è un set di cinque LP, pieno di stampe, con annesso libretto e disco contenente i brani principali in versioni alternative. L’evento principale, tuttavia, è la rimasterizzazione incontaminata di (Chet Baker Sings) It Could Happen to You, Chet Baker in New York, Chet Baker Plays the Best of Lerner e Loewe.
Come per gli album pubblicati con l’etichetta Pacific Jazz, vedi Chet Baker Sings (1954), il trombettista trascorre gran parte di “It Could Happen to You” con la tromba al suo fianco, cantando con la voce sottile e malinconica da passeggiata notturna.
C’è una nuova fiducia nella sua voce che offre un aggraziato contrappeso a un gruppo energico e potente di musicisti dell’East Coast tra cui il pianista Kenny Drew e i batteristi Philly Joe Jones e Dannie Richmond. Noncurante e ricco di sfumature, Baker – come cantante e trombettista – trasforma brani come “Do It the Hard Way” e “Old Devil Moon” in momenti intimi, bilanciando le sue linee melodiche fluide con il piano preciso e cadenzato quasi da cecchino di Drew.
Chet Baker in quegli anni suona a New York le vibrazioni indisciplinate della East Coast usando linee vocali più delicate rispetto all’ ondata di nuovi jazzisti suoi contemporanei.
Continua la sua romantica discesa con personaggi del calibro di Bill Evans e Herbie Mann fino a Burrel e Adams, infatti quando Baker non è alle prese con il chitarrista Kenny Burrell per la loro tenera interpretazione di “September Song”, lascia improvvisare il sassofonista Pepper Adams in “Alone Together”.
Il flautista Mann, il pianista Evans e il sassofonista Zoot Sims, aiutano a chiudere Riverside con una nota positiva: le melodie di Lerner e Loewe. “I Could Have Danced All Night” diventa un valzer aperto con una frizzante linea di tromba di Baker che contrasta il dolce contrappunto di Mann, mentre “I’ve Grown Accustomed to Her Face” diventa più introspettivo ed emotivo ad ogni assolo di Baker.
L’intero Riverside di Chet Baker è un perla del jazz, un vero viaggio nelle composizioni del trombettista / cantante.
Un must.
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