Dal Sudamerica all’Asia, passando per Sudafrica, sarebbero più di 100.000 le specie di piante sparse per il mondo che aspettano di essere scoperte. La maggior parte probabilmente è a rischio di estinzione. Per questo il Royal Botanic Gardens di Kew, in Inghilterra, ha lanciato un nuovo progetto, guidato da Alexandre Antonelli, che evidenzia i luoghi nevralgici per la ricerca. Ironia della sorte, queste aree si sovrappongono agli “hotspot” di biodiversità, zone del pianeta ricche di vita seriamente minacciate. Le regioni in possesso di questo patrimonio unico sono, purtroppo, anche quelle con la più bassa capacità di identificazione delle specie.
Samuel Pironon, a capo dello studio, ha affermato: “Tutti i paesi hanno concordato di preservare e ripristinare la biodiversità, inclusa quella vegetale. Come possiamo farlo se non sappiamo di quali specie stiamo parlando o qual è la biodiversità e dove possiamo ripristinarla?”
I risultati della ricerca sulle piante in giro per il mondo
I botanici del Royal Botanic Gardens di Kew hanno individuato 33 “punti oscuri” della biodiversità vegetale sparsi in tutto il mondo, in particolare in regioni Asia (isola di Sumatra, Himalaya orientale, Assam in India e Vietnam), Africa (Madagascar e province del Capo in Sudafrica) e Sud America (Colombia, Perù e Brasile sud-orientale). Tra le scoperte più affascinanti degli ultimi anni troviamo una palma del Borneo che fiorisce sottoterra e un’orchidea malgascia che cresce esclusivamente su altre piante. O, ancora, una pianta del genere Cyrtandra, che conta 112 specie identificate solo in Nuova Guinea. L’obiettivo è incentivare la scoperta e la conservazione delle specie prima che scompaiano poiché molti di questi luoghi potrebbero nascondere migliaia di specie di piante ancora sconosciute alla scienza.
Conclusioni
Lavori come questo potrebbero segnare una svolta epocale nella tutela della biodiversità. Le piattaforme di citizen science, come iNaturalist, possono giocare un ruolo fondamentale in tal senso. Le foto di piante in aree poco esplorate caricate online dai cittadini possono aiutare i botanici a identificare potenziali nuove specie.