Vangelo e Meditazione della XXIX DOMENICA DEL T. O.–ANNO C

Vangelo e Meditazione della domenica a cura di Don Giacomo Equestre

Dio farà giustizia ai suoi eletti che gridano verso di lui.

Dal Vangelo secondo Luca 18, 1-8

In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: «In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno.

In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”.

Per un
po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non
ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò
giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”».

E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto.

E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui?

Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente.

Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».

Parola
del Signore

Meditazione

Disse una parabola sulla necessità di pregare sempre.

E a noi pare un obiettivo impossibile da raggiungere.

Ma il pregare sempre non va confuso con il recitare preghiere senza interruzione, Gesù stesso l’ha detto: quando pregate non moltiplicate parole….…perché pregare è come voler bene.

Infatti c’è sempre tempo per voler bene: se ami qualcuno, lo ami sempre.

Così è con Dio: «il desiderio prega sempre, anche se la lingua tace. Se tu desideri sempre, tu preghi sempre» (S. Agostino).

Il Vangelo ci porta a scuola di preghiera da una vedova, una bella figura di donna, forte e dignitosa, che non si arrende. Ha subito ingiustizia e non abbassa la testa.

C’era un giudice
corrotto. E una vedova si recava ogni giorno da lui e gli chiedeva: fammi
giustizia contro il mio avversario!

Perché pregare? È come chiedere: perché respirare? Per vivere.

La preghiera è il respiro della fede. Come per due che si amano, il respiro del loro amore.

Forse tutti ci siamo qualche volta stancati di pregare.

E mi sono chiesto, e mi hanno chiesto, tante volte: ma Dio esaudisce le nostre preghiere, si o no? La risposta di un grande credente,  Bonhoeffer è questa: «Dio esaudisce sempre, ma non le nostre richieste bensì le sue promesse».

Non si prega per cambiare la volontà di Dio, ma il cuore dell’uomo.

Non si prega per ottenere, ma per essere trasformati. Contemplando il Signore veniamo trasformati.

Uno diventa ciò che contempla con gli occhi del cuore.

Uno diventa ciò che prega. Uno diventa ciò che ama.

Archivo Meditazioni di Don Giacomo Equestre

Foto: Cogorani A. (1740 circa), Gesù Cristo insegna ai discepoli a pregare

Beni Culturali Ecclesiastici in Web




Vangelo e Meditazione della XXVIII DOMENICA DEL T. O. Anno C

Vangelo e Meditazione della XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C a cura di Don Giacomo Equestre.

Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero.

Dal
Vangelo secondo Luca 17, 11-19

Lungo
il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea.

Entrando
in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a
distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li
vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi
andavano, furono purificati.

Uno di
loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò
davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.

Ma
Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono?
Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio,
all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti
ha salvato!».

Parola
del Signore

Meditazione

Il
Vangelo di questa domenica, definito come dei dieci Lebbrosi, che ci fa
capire come sia distante il nostro modo di pensare ed agire rispetto a quello
del Signore.

Come
avete ascoltato su dieci lebbrosi guariti, nonostante il consiglio e
l’indicazione data dallo stesso Gesù che aveva guarito tutti, solo uno (diremmo
oggi il 10%) va a ringraziare Dio, … mentre il restante 90% non sente né
l’esigenza, né il dovere morale di farlo. 

La riconoscenza e la gratitudine nascono e si sviluppano all’interno di una fede vera, autentica e sincera. 

Solo chi ha una fede vera  e autentica, sa dire grazie ogni attimo a Dio.

Comprendere
lo stretto rapporto che c’è tra fede e gratitudine non è semplice, non è
facile.

Perché
spesso la fede è una fede strumentale, è finalizzata ad ottenere qualcosa e poi
a dimenticare quanto ricevuto, … il dono ricevuto.

La
fede è altra cosa che ricevere una grazia, un favore, la fede è il costante
dialogo con Dio, è il costante dire “grazie Signore” per tutto
quello che ci doni.

Nel testo del Vangelo di Luca di questa domenica possiamo perciò trovare tutti i suggerimenti pratici per comportarci da veri cristiani, … cristiani che riconoscono davanti a Dio le proprie colpe, chiedono la salvezza e la purificazione ed una volta ottenutala attraverso il sacramento della riconciliazione vanno per le strade del mondo per annunciare quanta e grande ed infinita la misericordia di Dio. 

Allora abbiamo il coraggio anche noi davanti alle nostre povertà spirituali gridare come i lebbrosi: Gesù, abbi pietà di noi.

Archivo Meditazioni di Don Giacomo Equestre

Foto: Ambito veneto sec. XVI, Gesù guarisce i dieci lebbrosi

Fonte: Beni Culturali Ecclesiastici in Web




Vangelo e Meditazione della XXVII DOMENICA DEL T.O.– ANNO C

Vangelo e Meditazione della XXVII DOMENICA DEL Tempo Ordinario ANNO C

Vangelo e Meditazione della XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C a cura di Don Giacomo Equestre.

Se aveste Fede!

Dal
Vangelo secondo Luca 17, 5-10

In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!».

Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.

Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”?

Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”?

Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?

Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

Parola
del Signore

Meditazione

Gli apostoli dissero al Signore: “Accresci in noi la fede!”.

Tutti noi possiamo fare nostra questa invocazione.

Anche noi come gli Apostoli diciamo al Signore Gesù: “Accresci in noi la fede!”.

Sì,
Signore, la nostra fede è piccola, la nostra fede è debole, fragile, ma te la
offriamo così com’è, perché Tu la faccia crescere. “Signore, accresci in
noi la fede!”

Ho paura che molti non comprendano l’importanza di avere la fede, di crescere nella fede… in mezzo a tanta gente che vuole distruggere la fede, che immette nella cultura e nel modo di pensare materialista che vorrebbe convincere che avere la fede significa non divertirsi, non essere felici, che la felicità è da un’altra parte…

E molte persone ci cascano e rischiano di rovinare la propria vita, dandosi solo alle mondanità o, al meglio, alle carriere e ai miraggi umani.

Persone che rischiano di perdere e rovinare la propria vita nell’eternità: “che cosa serve guadagnare anche il mondo intero, se poi uno perde la sua anima?” ci dice Gesù…

Ecco
l’importanza della fede: la fortuna, la gioia, il dono della fede, la luce e la
forza della fede!

E il Signore che cosa ci risponde?

Risponde: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire…. Il seme della senape è piccolissimo, però Gesù dice che basta avere una fede così, piccola, ma vera, sincera, per fare cose umanamente quasi impossibili, impensabili.

Ed è vero!

Tutti conosciamo persone semplici, umili, ma con una fede fortissima, che davvero spostano le montagne!

Pensiamo, per esempio, a certe mamme e papà che affrontano situazioni molto pesanti; o a certi malati, anche gravissimi, che trasmettono serenità a chi li va a trovare.

Queste persone, proprio per la loro fede, non si vantano di ciò che fanno, anzi, come chiede Gesù nel Vangelo, dicono: «Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare».

Archivo Meditazioni di Don Giacomo Equestre

Foto: Ambito abruzzese sec. XVI, Cristo con i dodici apostoli

Fonte: Beni Culturali Ecclesiastici in Web




Vangelo e meditazione della XXVI DOMENICA DEL T. O. – ANNO C

Vangelo e meditazione della XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C a cura di Don Giacomo Equestre.

Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato. Avevano timore di interrogarlo su questo argomento.

Dal
Vangelo secondo Luca 16, 19-31

In
quel tempo, Gesù disse ai farisei:

«C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti.

Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.

Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo.

Morì anche il ricco e fu sepolto.

Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui.

Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”.

Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti.

Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.

E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli.

Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”.

Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”.

Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».

Parola
del Signore

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Vangelo e Meditazione della XXV DOMENICA DEL T. O. – ANNO C

Vangelo e Meditazione della XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

Vangelo e Meditazione della XXV DOMENICA DEL T. O. – ANNO C a cura di Don Giacomo Equestre.

Non potete servire Dio e la ricchezza.

Dal Vangelo secondo Luca 16,1-13

In
quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:

«Un
uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di
sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te?
Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.

L’amministratore
disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie
l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io
che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci
sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.

Chiamò
uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio
padrone?”.

Quello
rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti
subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose:
“Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.

Il
padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza.
I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli
della luce.

Ebbene,
io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando
questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.

Chi è
fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è
disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se
dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella
vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la
vostra?

Nessun
servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro,
oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e
la ricchezza».

Parola
del Signore

Meditazione

Il
Vangelo di questa domenica una traccia ce la lascia …

L’amministratore
delegato della parabola è lodato da Gesù per la sua astuzia, per la sua
scaltrezza (non per la sua disonestà!) e Gesù sospira tristemente: “Se
mettessimo la stessa energia nel cercare le cose di Dio!”; se mettessimo
almeno la stessa intelligenza, lo stesso tempo, lo stesso entusiasmo che
mettiamo nell’investire i nostri risparmi anche per le cose di Dio!

La
scaltrezza dell’amministratore è l’atteggiamento che manca alle nostre stanche
comunità cristiane: pensiero debole che si adagia su quattro devozioni e un po’
di moralismo senza l’audacia della conversione, del dialogo, della riflessione.

Cerchiamo
di capire la parabola: il proprietario loda l’amministratore. Perché, visto che
gli ha provocato un ulteriore danno? Non è così: l’amministratore aveva una
percentuale sul raccolto del padrone, era la sua paga.

Ed
egli rinuncia alla sua paga per avere in futuro un aiuto da parte dei debitori
del padrone.    Rinuncia alla sua
percentuale, e fa bene.

Gesù
sta dicendo: investi nell’amicizia, rinuncia a qualcosa di tuo per andare
incontro all’altro.

Tempo,
intelligenza, denaro. Investi dalla parte giusta…

Gesù
non è moralista: il denaro non è sporco, è solo rischioso perché promette ciò
che non riesce a mantenere e il discepolo, il figlio della luce, ne usa senza
diventarne schiavo.

E la Scrittura ha le idee molto chiare: la ricchezza è sempre dono di Dio e la povertà è sempre colpa del ricco…

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Vangelo e Meditazione della XXIV DOMENICA DEL T. O – ANNO C

Figliol prodigo

Vangelo e Meditazione della XXIV DOMENICA DEL T. O – ANNO C a cura di Don Giacomo equestre.

Ci sarà gioia in cielo per un solo peccatore che si converte

Dal Vangelo secondo Luca 15,1-31

In
quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».

Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova?

Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”.

Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.

Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova?

E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”.

Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

Parola
del Signore

Meditazione

Nel Vangelo di questa domenica, XXIV del Tempo Ordinario, è riportato il testo dell’Evangelista Luca, dedicato alle parabole della misericordia: la pecora smarrita e ritrovata; la moneta perduta e ritrovata.

In queste parabole Gesù ci rivela la natura di Dio: quella di un Padre che non si dà mai per vinto fino a quando non ha eliminato il peccato … come? con la compassione e la misericordia.

Infatti, il tema dominante in questi racconti è quello della gioia del ritorno …

Chi gioisce è sempre la persona: Il pastore che recupera la pecora; la donna che ritrova la moneta.

Le parabole indicano la gioia di Dio per ogni peccatore che si converte e ritorna a Lui, … pentito e rinnovato con il proposito di non fare le cose che faceva prima.

La festa del perdono, così possiamo definire questo brano del Vangelo, che ben si associa a quanto noi sperimentiamo ogni giorno, quando, con le nostre debolezze e fragilità umane ci allontaniamo da Dio   …   ma se siamo capaci di esaminarci, scrutarci e prendere coscienza dei nostri limiti, delle nostre fragilità … ecco iniziamo il ritorno, la conversione, che è sempre una grazia di Dio, un’iniziativa di Dio.

È il pastore va alla ricerca della pecora smarrita e non tanto la pecora va alla ricerca del pastore; è la donna va a cercare la moneta e non la moneta cerca la donna.

In poche parole, in tutte le cose del bene umano è sempre Dio a prendere l’iniziativa, mentre in ordine al male è sempre l’uomo che sceglie liberamente, autonomamente il suo percorso di dispersione e di allontanamento.

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Vangelo e Meditazione della XXIII DOMENICA DEL T. O. – ANNO C

Vangelo e Meditazione della XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C a cura di Don Giacomo Equestre.

Chi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.

Dal
Vangelo secondo Luca 14,25-33

In
quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:

«Se
uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i
figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio
discepolo.

Colui
che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio
discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e
a vedere se ha i mezzi per portarla a termine?

Per
evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti
coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a
costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.

Oppure
quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se
può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila?

Se no,
mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.

Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

Parola
del Signore

Meditazione

Gesù,
sempre spiazzante nelle sue proposte, indica tre condizioni per seguirlo.
Radicali.

La
prima: Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la
moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può
essere mio discepolo. Gesù punta tutto sull’amore.

Lo fa
con parole che sembrano cozzare contro la bellezza e la forza dei nostri
affetti, la prima felicità di questa vita.

Ma il
verbo centrale su cui poggia la frase è: se uno non mi “ama di più”.
Allora non di una sottrazione si tratta, ma di una addizione.

Gesù
non sottrae amori, aggiunge un “di più”.

Il
discepolo è colui che sulla luce dei suoi amori stende una luce più grande.

Tu sai
quanto è bello dare e ricevere amore, quanto contano gli affetti della
famiglia, ebbene io posso offrirti qualcosa di ancora più bello … Lui possiede
la chiave dell’arte di amare.
La seconda condizione: Colui che non porta la propria croce e non viene dietro
a me.

Non
banalizziamo la croce a semplice immagine delle inevitabili difficoltà di ogni
giorno, dei problemi della famiglia, della fatica o malattia da sopportare con
pace.

Nel
Vangelo “croce” contiene il vertice e il riassunto della vicenda di
Gesù: amore senza misura, disarmato amore, coraggioso amore, che non si
arrende, non inganna e non tradisce.

La
prima e la seconda condizione: amare di più e portare la croce, si illuminano a
vicenda; portare la croce significa portare l’amore fino in fondo.

Ed
elenca la terza condizione: chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi,
non può essere mio discepolo.

La
rinuncia che Gesù chiede non è un sacrificio, ma un atto di libertà: esci
dall’ansia di possedere, dalla illusione che ti fa dire: “io ho, accumulo,
e quindi sono e valgo”.

“Un
uomo non vale mai per quanto possiede, o per il colore della sua pelle, ma per
la qualità dei suoi sentimenti “(M. L. King). “Un uomo vale quanto
vale il suo cuore” (Gandhi).

Non lasciarti risucchiare dalle cose: la tua vita non dipende dai tuoi beni. Impara non ad avere di più, ma ad amare bene.

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Fonte Vangelo qui




Vangelo e Meditazione della XXII DOMENICA DEL T. O. – ANNO C

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Vangelo e Meditazione della XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C a cura di Don Giacomo Equestre.

Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato.

Dal Vangelo secondo Luca 14,1.7-14

Avvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.

Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cèdigli il posto!”.

Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”.

Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».

Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio.

Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti.

Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

Parola
del Signore

Meditazione

Gesù
amava i banchetti, li adottava a simbolo della fraternità e a pulpito del suo
annuncio di un Dio e un mondo nuovi. Invitarlo però era correre un bel rischio,
il rischio di gesti e parole capaci di mettere sottosopra la cena, di mandare
in crisi padroni e invitati.

Ed ecco che, presso un capo dei farisei, diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti, notando come entrare nella sala era entrare in un clima di competizione.

Vedendo la corsa ai primi posti, reagisce opponendo a quella ricerca di potere un gesto eloquente e creativo: quando sei invitato va a metterti all’ultimo posto.

Ma non per umiltà, non per modestia, ma per creare fraternità, per dire all’altro: prima tu e dopo io; tu sei più importante di me; vado all’ultimo posto non perché io non valgo niente, ma perché tu, fratello, sia servito per primo e meglio.

L’ultimo posto non è una condanna, è il posto di Dio, venuto per servire e non per essere servito.

La pedagogia di Gesù è «opporre ai segni del potere il potere dei segni» (Tonino Bello), segni che tutti capiscono, che parlano al cuore.

All’ultimo posto non per umiltà ma per rovesciare, per invertire la scala di valori su cui poggia la nostra convivenza e per delineare un altro modo di abitare la terra.

E poi, rivolto a colui che l’aveva invitato, aggiunge: Quando offri un pranzo o una cena invita poveri, storpi, zoppi, ciechi.

Accogli quelli che nessuno accoglie, crea comunione con chi è escluso dalla comunione, dona senza contraccambio, dona a coloro che davvero hanno bisogno e non possono restituire niente.

Gesù ha un sogno: un mondo dove nessuno è escluso, una città da costruire partendo dalle periferie, dagli ultimi  …  e sarai beato perché non hanno da ricambiarti.

È la legge della vita: per star bene l’uomo deve dare, amando per primo, in perdita, senza contraccambio.

Sarai beato: perché Dio regala gioia a chi produce amore.

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Fonte Vangelo qui




Vangelo e Meditazione della XX DOMENICA DEL T. O. – ANNO C

Vangelo e Meditazione della XX DOMENICA DEL T. O. – ANNO C a cura di Don Giacomo Equestre.

Non impedite che i bambini vengano a me; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno dei cieli

Dal
Vangelo secondo Luca 12,49-53

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Sono
venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!

Ho un
battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia
compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra?

No, io
vi dico, ma divisione.

D’ora
innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro
due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre,
madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro
suocera».

Parola del Signore

Meditazione

Frasi
come queste, pronunciate da Gesù e riferite dal vangelo di oggi, sorprendono e
sconcertano.

I più
hanno presente l’immagine di lui che guarisce i malati, accoglie i bambini,
sfama le folle; di lui che predica bontà e perdono; di lui incompreso e
osteggiato, che si arrende ai suoi nemici portando la croce senza ribellarsi.

Un
Gesù “incendiario” e causa di lotte e divisioni non se lo figura
nessuno; eppure, una lettura non superficiale del vangelo troverebbe a quelle
parole non pochi riscontri, a cominciare dal loro preannuncio, quando egli era
ancora in fasce e, accogliendolo nel tempio, il vecchio Simeone disse a sua
madre: “Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in
Israele e come segno di contraddizione” (Luca 2,34).

Contraddizione: può
essere questa la parola-chiave per capire la reale portata delle sconcertanti
frasi di Gesù.

I
contrasti, le divisioni, il simbolico fuoco, egli non li vuole, ma
realisticamente li prevede, tra chi accoglie lui e chi lo rifiuta; egli ama la
pace, ma non ad ogni costo: non a costo di verità e giustizia.

Per chi aderisce alla verità da lui rivelata, per la fede in lui, egli preannuncia conflitti e persecuzioni, sottintendendo che non si può sottacere o trascurare la fede solo per non avere guai, per evitare incomprensioni e conflitti, insomma per “vivere in pace”.

Leggi altro di Don Giacomo Equestre

Vangelo tratto da Liturgia del giorno su chiesacattolica.it




Vangelo e Meditazione festività dell’Assunzione della Beata Vergine Maria

Vangelo e Meditazione festività dell’Assunzione della Beata Vergine Maria a cura di Don Giacomo Equestre.

Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente: ha innalzato gli umili.

Dal Vangelo secondo Luca Lc 1,39-56

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
 
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’ adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
 
Allora Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
 
Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

Parola del Signore

Meditazione

Ferragosto: il cuore dell’estate, la festa più grande delle vacanze. Per noi, però, ricorda la festa dell’Assunzione di Maria, che ci richiama all’opera di Dio in Maria di Nazareth, discepola del Signore.

Bella festa, quella di oggi, che porta con sé un rischio: quello di
sottolineare le così tante straordinarietà della madre di Gesù dal finire
coll’allontanarla anni luce dalla concretezza della nostra vita. Insomma: il
più grande torto che possiamo fare a Maria è quello di metterla in una nicchia
e incoronarla!

Il Signore ci dona una discepola
esemplare, una donna che, per prima, ha scoperto il volto del Dio incarnato, e
noi subito a metterla sul piedistallo, santa stratosferica da invocare nei
momenti di sofferenza…

Per favore: no! Maria ci è donata
come sorella nella fede, come discepola del Signore, come madre dei discepoli.

Questa è la festa dell’Assunzione,
la storia di una discepola che ha creduto davvero nella Parola del suo Dio, che
insegna a noi, tiepidi credenti, l’ardire di Dio, la follia dell’Assoluto.

Noi crediamo che questa donna,
prima tra i credenti, dopo la sua lunga esperienza di una fede abitata dal
Mistero, è andata al Dio che l’aveva chiamata.

Non poteva conoscere la corruzione
della morte colei che aveva dato alla luce l’autore della vita.

Siamo in buona compagnia, amici!
Grandi cose ha fatto Dio in Maria: grandi cose può fare in noi, se lo lasciamo
fare …

Buona Solennità dell’Assunta

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Vangelo tratto da Liturgia del giorno su chiesacattolica.it