Nel suo quinto album in studio da solista Slowhand , Eric Clapton realizzò un progetto sulla scia del suo precedente disco 461 Ocean Boulevard di tre anni prima.
Una band compatta accompagnava le sue canzoni originali con scelte di cover intelligenti oltre la sua base di blues elettrico, per giungere a brani che andavano dal pop al country al reggae.
Slowhand del 1977 offre un lucido equilibrio tra maestria tecnica e artistica. La band, originariamente assemblata per le sessioni di Miami sull’Ocean Boulevard , comprendeva il secondo chitarrista George Terry, il bassista e collega di Dominos Carl Radle, il tastierista Dick Sims, il batterista Jamie Oldaker e le coriste Yvonne Elliman e Marcy Levy.
Un anno prima, nella rivoluzione inaugurata dai Sex Pistols , sembrava che tutte le orecchie fossero rivolte al punk. Eppure qui Eric Clapton continuava con il blues e il suo shuffle; una reliquia dell’era del rock psichedelico che rinnovava la scena musicale con le sue dita magiche e la sua voce avvizzita.
Tutto ciò sembra essere il sunto della vita di Clapton: cade nel baratro (con uno o due album precedenti senza il successo dovuto ), per riemergere con una grande opera rivendicando il suo status di superstar.
Durante l’ascolto di questo album, sono rimasto colpito da quanto sia eclettico Eric Clapton.
La sua gamma musicale può variare dal country, al blues, al pop e persino alla musica rock. Questo album contiene tutti gli elementi di questi generi.
Il disco
Il titolo del disco proviene dal soprannome che venne “regalato” a Clapton, dal produttore Giorgio Gomlesky all’epoca degli Yardbirds.
“Slowhand” ovvero la mano lenta più importante della chitarra moderna.
Fonti autobiografiche ricordano che questo soprannome divenne il suo marchio di fabbrica sostituendo completamente il suo vero nome( al punto da essere così chiamato sia dai suoi amici statunitensi, sia dai fan, sia dalla stampa musicale).
Il disco di 9 tracce (di cui 5 firmate dallo stesso Clapton), inizia con la cover famosissima Cocaine, composta da J.J Cale;
Come chitarrista, canzoni del calbiro di ” The Core “, ” Cocaine “, ” We’re All The Way “, ” Lay Down Sally “, ” Mean Old Frisco “ e ” May You Never “ fanno capire il modo in cui Eric crea il suo concetto musicale e come lo sviluppa nel “prodotto finale”.
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Ad esempio, ” May You Never “ è l’esempio di come Eric Clapton ha contribuito a trasformare il concetto di canzone . Trasformare nel vero senso del termine, perché il brano è appunto una Cover di John Martyn; qui il brano infatti inizia con il ritornello, invece del classico “incipit” che è in realtà è la strofa del pezzo.
Altri esempi che possiamo osservare, sono le performance “chitarristiche” di Eric sui vari blues di 12 battute, in cui la chitarra “canta” come se duettasse con la voce – più o meno come un eco tra richiamo e risposta.
Un album per esplorare le musiche di Eric Clapton. Il vademecum per chi non lo conosce. È un album realizzato con una maestria unica nella scrittura di canzoni, nel suonare la chitarra, unito alla voce di un cantante che spazia in diversi generi musicali, i cosiddetti “dischi di una volta”.
Uno degli album in studio di Eric Clapton che ha riscontrato il maggior successo critico e commerciale.
Hit immortali come “Wonderful Tonight” e “Lay Down Sally” faranno sicuramente battere e “vivere” il cuore dell’ascoltatore.
Slowhand ti emoziona sempre.