“Io ci credo”, la call di accelerazione rivolta alle startup del mondo del food, giunge alla sua quarta edizione. L’idea è nata da un incontro casuale tra Alex Giordano e Giuseppe Melara – presidente di FMTS Group – in una pizzeria. L’evento si è tenuto ieri presso In Cibum Lab, a Pontecagnano, incubatore che guida le startup nel loro percorso di crescita economica, portando al loro interno anche preoccupazioni di natura sociale e ambientale nella loro cultura. «Nella mia visione un incubatore deve sicuramente attrarre risorse umane, ma deve sempre restituire anche al territorio – ha precisato la direttrice Deborah Morriello – in questo cammino la determinazione e la presenza di un team saldo è cruciale».
Le proposte delle startup
Dismeatable e Nous sono i vincitori di questa edizione. La prima startup propone alternative alla carne plant-based, indistinguibili dal punto di vista organolettico. Mentre la seconda ha sviluppato Mindave®, un principio attivo con effetti simili alla caffeina, ma esente da effetti collaterali sul sistema gastrointestinale.
Ci sono state anche altre idee interessanti come, ad esempio, quella di Vitigna, che dal recupero delle vinacce (residui della vinificazione) ha creato dei biscotti a baso contenuto di zuccheri e di colesterolo. O, ancora, Health Pastry Project, ha lanciato un prodotto dolciario privo di glutine, lattosio, zucchero e uova. C’è anche chi si è spinto più oltre, pensando a un fast food “sostenibile”: Rest Fast Protein combina questo modello di business con la qualità e la salubrità dei prodotti. Non sono mancate proposte per migliorare il nostro sistema agricolo, che prevedono anche l’uso delle tecnologie più recenti, come l’Intelligenza Artificiale, per migliorare la sicurezza e l’esperienza degli agricoltori (ANostra e LEAF S.R.L.).
L’urgenza di cambiare
«Il concetto di Industria 5.0 recupera la possibilità di un progetto di senso nato dalla necessità di riparare un mondo danneggiato dagli eccessi delle prime Rivoluzioni industriali – ha spiegato Alex Giordano, tra i maggiori esperti di Social Innovation e Digital Transformation e direttore scientifico del progetto Societing 4.0 – ma anche un giusto senso della misura. La nostra agricoltura crea una situazione di squilibrio ambientale e sociale. Il nostro sistema agroalimentare, in particolare le PMI sono compresse tra multinazionali dei semi e quelle della grande distribuzione organizzata (GDO)».
Nel corso della giornata Antonio Iannone, consulente ed esperto di FoodTech, ha presentato anche il suo report sugli “Investimenti nell’AgriFoodtech in Italia nel 2023”. Le analisi rilevano un vero e proprio boom dell’Agritech e, in particolare, dell’Indoor farming e del Vertical farming, accompagnati da un raddoppio delle tecnologie per la ristorazione. Hanno invece vissuto un crollo il Digital food e l’Innovative food, che da sempre annaspa nel nostro Paese a causa di una tradizione radicata e di forti resistenze culturali.
«In Italia gli investimenti nel Foodtech sono aumentati ma con una controtendenza – ha dichiarato Iannone – perché sono diminuiti a livello globale a causa del debito e della tenuta dell’ecosistema, in quanto molte startup cominciano a traballare».
Conclusioni
Un’edizione unica perché, quest’anno, i fattori trainanti di ogni riflessione e idea sono stati la salute globale, la sostenibilità e la trasformazione digitale. Le sfide odierne ci impongono un ripensamento dell’attuale modello economico, sempre più insostenibile e incompatibile con uno stile di vita sano e il rispetto della natura in ogni sua forma. Ma anche con le nostre attività. Gli effetti sempre più devastanti dei cambiamenti climatici minacciano l’agricoltura, le infrastrutture e l’habitat di ogni forma di vita. Favorire l’adozione delle nuove tecnologie, nel senso inteso dall’Industria 5.0, potrà agevolare una transizione ecologica giusta. E l’Italia si colloca in un’ottima posizione.