In base al rapporto 2023 “Loss and damage in agrifood systems – Addressing gaps and challenges” della FAO dovranno essere attuate specifiche misure di adattamento e mitigazione ai sistemi agroalimentari. Solo così sarà possibile ridurne la vulnerabilità agli effetti ai cambiamenti climatici. Due aspetti fondamentali saranno la formulazione di una definizione univoca di Perdita e Danno e aumentare il supporto finanziario. Diversi stati hanno già promesso un contributo collettivo di quasi 600 milioni di dollari per il fondo. Il nostro Paese si è distinto con un impegno di oltre cento milioni di euro.
I dati ci dicono che dal 2007 al 2022 le perdite agricole hanno costituito il 23% dell’impatto totale dei disastri in tutti settori del mondo. Secondo il rapporto, oltre la metà di queste è stato provocato dalla siccità ma, cosa ancora più grave, era prevenibile. Per le popolazioni rurali l’agricoltura è d’importanza vitale, essendo sia fonte di sussistenza sia di reddito. Se a questo si aggiungono disordini politici, sociali ed economici, le persone in condizioni di fame nel mondo superano il 70%.
Perdita e danno
Il concetto di perdita e danno (Loss & Damage), nato nell’ambito dell’Alleanza dei Piccoli Stati Insulari (AOSIS), è una sorta di “assicurazione” originariamente destinata alle piccole isole e ai Paesi a bassa altitudine esposti all’innalzamento del livello del mare, in seguito estesa a un gruppo più ampio di Paesi in via di sviluppo collocati in America Latina, Europa e Asia centrorientale. Nel corso della COP27 (2022) i governi hanno istituito un fondo Perdita e Danno apposito a sostegno di perdite e danni di natura economica (perdite di reddito e danni a infrastrutture e proprietà) e non (impatti sulla salute, perdita di vite umane, patrimonio culturale e biodiversità). Tuttavia, secondo l’Interngovernmental Panel on Climate Change (IPCC) sono stati raggiunti i limiti dell’adattamento (quando le azioni adattive non riescono più a soddisfare i bisogni) e questo sta esacerbando le perdite e i danni in diverse regioni e settori, agricoltura compresa.
Quali soluzioni?
Gli Stati insulari del Pacifico (SIDs), sempre più soggetti a gravi eventi meteorologici, stanno già testando strategie come l’agroforestazione, la coltivazione di varietà di colture resistenti al sale e alla siccità o tecniche di pesca sostenibili. C’è grande impulso da parte del mondo della ricerca con la FAO che sta sviluppando, insieme all’Università di Kassel e all’Istituto di Potsdam per la Ricerca sull’Impatto Climatico, un approccio basato sulla scienza dell’attribuzione attraverso la quale è possibile collegare specifici fenomeni meteorologici dopo che si sono verificati. Tuttavia, non tutti gli eventi sono attribuibili e le conseguenze degli impatti degli eventi a insorgenza lenta (ad esempio innalzamento del livello del mare e perdita di biodiversità) non hanno “inizio” o “fine” precisi. L’assenza di una definizione univoca di perdita e danno a livello dell’UNFCCC, combinata con misure di finanziamento inadeguate o insufficienti, rende poi difficile sviluppare nuovi strumenti e approcci per fronteggiare tali fenomeni.