Perché Sanremo è Sanremo? Ci piace tanto

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Tra una caraffa di caffè e l’altra siamo ormai giunti alla tanto attesa serata dei duetti e la domanda è quanto mai lecita: perché Sanremo ci piace così tanto?

Spiegare a una persona che non conosce la cultura italiana che cosa sia il Festival di Sanremo è complicatissimo e, spesso, si finisce per ricorrere a quella che la logica classica avrebbe definito una “tautologia”: Sanremo è Sanremo.

C’è chi lo odia e chi lo aspetta con trepidazione, ma tutti – in un modo o nell’altro – sentono la necessità di relazionarsi al festival della canzone italiana anche solo per criticarlo. Come mai?

Sanremo è un evento televisivo “onnivoro”: mangia tutti e tutto ciò che lo circonda. Per i cinque giorni dell’Ariston nulla sembra avere più importanza.

Il successo del Festival di Sanremo sta proprio nella sua capacità di essere trasversale e di contenere tante cose eterogenee che, nell’insieme, vanno a coprire i gusti di tutti gli spettatori. Questo modo di fare televisione è quello che gli americani chiamano “least objectionable programming”, programma meno discutibile. È un modo di miscelare l’offerta del programma televisivo così da generare il minor numero di obiezioni possibili.

Riducendo al minimo ogni increspatura, il prodotto finale soddisfa un po’ tutti senza accontentare fino in fondo nessuno e, in questa medietà, trova un denominatore comune.

Oltre alla capacità di accontentare tutti, Sanremo rimane uno dei pochi baluardi di collettività, un sabba collettivo al quale nessuno sembra, ormai, voler rinunciare.

Le canzoni entrano a far parte delle nostre vite: alcune le amiamo, altre sono quelle che ci spingono a cambiare stazione radio; i gruppi WhatsApp si animano per parlare di questo o quel look; il web si popola di meme e polemiche, funzionali al successo dell’edizione.

Non da ultimo, Sanremo è un fenomeno transmediale: un modo di fare spettacolo in cui lo spettatore entra (letteralmente) da più punti di ingresso.

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Accanto alla televisione, la fanno da padrone i social che accompagnano il festival a partire da molti mesi prima e poi c’è il Fantasanremo.

Con mezzo milione di squadre iscritte (nel 2022) è ormai un fenomeno nazionale: su tratta di un fantasy game che consente di organizzare e gestire squadre virtuali formate da cinque degli artisti in gara, di cui uno deve necessariamente essere scelto come capitano. A ciascun artista, in base ad azioni compiute sul palco, look e piazzamento in classifica viene associato un punteggio. Va da sé che la squadra con più punti vinca.

Il gioco è ormai talmente apprezzato da entrare di diritto nel rito del Festival e tanto da coinvolgere non solo i cantanti in gara, che fanno di tutto per portare in alto il buon nome dei fantallenatori, ma anche ospiti e conduttori.

E dunque? Perché ci piace così tanto? Perché Sanremo è Sanremo; è un fenomeno eccezionale, curioso e per niente abituale: un tempo sospeso su cui, per quasi una settimana, si concentra l’attenzione di tutto il paese.

Poi la musica finisce, le luci si spengono, torna la vita.

Author: Caterina Cirillo

Laureata prima in Filosofia e poi in Comunicazione e Marketing, Caterina Cirillo scrive per lavoro e per passione. Copywriter sui generis, continua a studiare la facilitazione per la trasformazione digitale delle imprese e il rapporto, sempre più stretto, tra società e nuove tecnologie.