L’ Olio di Palma è largamente diffuso perchè piace all’industria.
Un olio vegetale non idrogenato che si ricava dall’omonimo arbusto, pianta originaria dell’ Africa e oggi ampiamente coltivata in Malesia e Indonesia.
Più semplicemente olio di palma, in realtà, vuol dire esprimere un concetto piuttosto esteso, visto che esistono tre tipi diversi di oli di palma che differiscono tra loro a seconda dell’origine e della lavorazione a cui vengono sottoposti: olio di palma grezzo, olio di palmisto, olio di palma raffinato.
PERCHÉ L’OLIO DI PALMA PIACE ALL’INDUSTRIA?
Perché costa poco rispetto ad altri oli e perché, durante la cottura, ha un punto di fumo (la temperatura oltre la quale comincia a deteriorarsi e a diventare nocivo) molto alto, a quasi 240 gradi, e può quindi essere utilizzato e riutilizzato più a lungo.
Gli altri oli impiegati dall’industria, come quelli di semi, girasole, mais, arachidi, possono invece raggiungere il punto di fumo già a 180-185 gradi.
La salubrità di questo olio è molto discussa perché contiene una grande quantità di grassi saturi, in particolare l’acido palmitico, mentre tra gli ingredienti “buoni” vi sono carotenoidi e vitamina K.
In ogni caso, il suo ampio uso nei prodotti industriali crea più problemi a livello ambientale che alla salute della persona diretta.
Gli studi
Gli studi condotti ancora non hanno definito l’effettiva nocività di quest’olio e le teorie sono abbastanza controverse.
Alcuni studiosi affermano che, nel modo più assoluto, l’olio di palma fa male per l’elevata presenza di acidi grassi saturi, che innalzano il colesterolo ematico e favoriscono così l’insorgenza di disturbi cardiovascolari.
Invece altri lo esaltano positivamente per l’alto contenuto di vitamina E e carotenoidi.
In realtà, la controversia deriva dalla confusione e dalla non chiarezza su quale dei tre tipi di olio si stia parlando.
Noi ne parleremo su queste pagine, in modo più approfondito, nei prossimi editoriali.