Non c’è futuro senza i classici
Quale futuro ci resterebbe senza la memoria di Omero, Platone, Cicerone,Tacito?
Il mondo antico, le lingue e letterature classiche sono spesso percepiti come un passato nemico del futuro.
Eppure: quale futuro ci resterebbe senza la memoria di Omero, Platone, Cicerone,Tacito?
Di certo un futuro senza passato. Un futuro senza modelli, da seguire o da combattere.
Un futuro orfano di genitori e senza fratelli maggiori da amare, con cui litigare e poi farci la pace.
Ma un futuro senza gli antichi non esiste, non può esistere perché il confronto con loro obbliga noi ad essere moderni, nel senso di perenni costruttori di futuro, dal latino “ futurum”: ciò che sarà.
In questi ultimi decenni i ritmi della vita quotidiana si sono enormemente velocizzati perché nella società dell’informazione e della comunicazione in cui viviamo, ciascuno acquisisce informazioni e notizie in tempo reale perdendo di vista la realtà del passato.
In questa vorticosa girandola di eventi, di contatti, di informazioni che si inseguono e ci incalzano, finiamo per essere totalmente assorbiti nel presente, che oltretutto è tanto incerto da scoraggiarci dal pensare al futuro stesso.
La stessa “formazione” si distende lungo l’intero arco della vita per cui non si finisce mai di apprendere e avere competenze.
Il mondo antico, le lingue e letterature classiche devono restare vive perché sono e saranno le nostre radici e perché molto spesso, senza saperlo, miliardi di viventi si esprimono facendo ricorso a parole latine.
Con l’apprendimento del greco e del latino i discenti stimolano la “logica”, “il ragionamento analitico”, “la forma mentis”, “l’amore per la bellezza”.
Queste due lingue hanno il potere di accrescere il patrimonio lessicale di ciascuno, attraverso lo studio dell’etimo e migliorare la capacità oratoria di chi le studia.
Ecco che lo studio delle lingue classiche deve essere considerato strumento valido ancora oggi, di confronto tra culture e di mutamenti culturali.
Non c’è futuro senza i classici
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