Miseno e Frattamaggiore sono i luoghi delle traslazioni del corpo di san Sossio
Ebbene, c’è un legame molto forte ed antico, risalente all’epoca dell’ Impero Romano d’Occidente.
L’attuale località di Miseno, è una frazione di Bacoli in provincia di Napoli ma durante l’età Augustea, era uno dei più importanti siti militari romani.
Intorno al 200 d.C. all’epoca dell’ imperatore Marco Aurelio, divenne ancora più importante, perché ospitò la prima flotta imperiale, la famosa “Classis Praetoria Misenensis“.
Con il finire dell’impero romano d’occidente, la Città di Miseno cadde in decadenza, fino ad essere abbandonata definitivamente intorno all’ anno 843 d.C. dopo una lunga serie di incursioni, da parte dei pirati saraceni.
Il santo
A questo punto tocca fare un passo indietro nella storia, ritornando alla questione del santo in comune tra le due città, ovvero S.Sossio.
S. Sossio, è uno dei martiri puteolani che furono decapitati nel 305 d.C. durante le persecuzioni nei confronti dei cristiani, volute dall‘ imperatore Diocleziano.
La Solfatara e S. Gennaro
A quell’epoca, il luogo delle esecuzioni capitali era localizzato nell’ attuale Solfatara, ed insieme a S. Sossio, furono decapitati anche Procolo (Patrono di Pozzuoli) ed il Vescovo di Benevento, il più famoso Gennaro (Patrono di Napoli).
Le spoglie di San Sossio vennero dapprima traslate nella basilica di Miseno, eretta in suo onore nel IV° secolo, sita in una piccola baia del golfo di Pozzuoli.
Mons. Michele Lupoli
In seguito, all’inizio del X° secolo, le reliquie del santo furono trasferite nel Monastero Benedettino di Napoli, ed infine solamente nel 1807, furono riposte nell’attuale Basilica, il tempio patronale in Frattamaggiore, ad opera del vescovo Michele Arcangelo Lupoli.
A questo punto, è lecito chiedersi il perché le spoglie di un Santo originario di Miseno e decapitato a Pozzuoli, furono trasportate in una città dell’entroterra napoletano.
La risposta si trova nell’ abbandono da parte dei cittadini, della città in territorio flegreo, che furono costretti a trasferirsi intorno al IX ° Sec. in piena Campania Felix, fondando l’odierna Frattamaggiore.
Per cui i cittadini frattesi possono considerarsi come i discendenti naturali degli antichi abitanti di Miseno.
Un popolo di marinai, pescatori ma anche coltivatori, figli di una delle primissime colonie greche fondate dai Cumani di Calcide, eredi del trombettiere di Enea, sepolto sotto l’attuale promontorio che prende proprio il nome di Capo Miseno.
Fonti:
- WIKIPEDIA
- IDENTITA’ INSORGENTI
- Antonio Corradini
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