Quel che resta dell’Ospedale di Garbagnate, in Lombardia, tra modernità e luoghi di abbandoni.
Tanti sono i luoghi abbandonati in Lombardia uno di questi è l’ex sanatorio “Guido Salvini” che in futuro si sarebbe chiamato “Vittorio Emanuele III. Il comune di Milano ne decise la costruzione nei primi anni del secolo, proprio quando scoppiò la diffusione della tubercolosi.
Con l’aumento dei casi, soprattutto dovuti al fatto che i nuclei familiari più poveri vivevano assieme in piccole abitazioni sviluppando più velocemente l’epidemia, il governo di allora decise a quel punto la costruzione di nuovi sanatori su tutta la penisola.
Il “Dottor Guido Salvini” che già curava i malati di tubercolosi spostandosi con proprio calesse ne fù il primo sostenitore, il sanatorio venne inaugurato solo nel 1924, dopo che la prima guerra mondiale ne rallentò la costruzione.
Una struttura davvero enorme per l’epoca presentava una superfice di 750.000 metri quadrati, di cui 33.000 di fabbricati, strade, viali, 40.000 di giardini, e tanti i terreni coltivati e i restanti 500.000 metri quadrati di bosco.
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Costruita in elegante stile liberty, sorgeva a pochi chilometri da Milano lontano dal traffico e immerso nel parco dalle Groane per permettere di respirare aria non inquinata ai pazienti.
Nel 1951, venne rinnovato e ampliato, fino a 1500 posti, un anno più tardi vennero istituite le divisioni di chirurgia generale e di medicina e Pneumologia.
Con l’introduzione degli antibiotici nel 1955 il sanatorio andava verso l ‘idea di un ospedale generico, cosa che avvenne ufficialmente negli anni 70. grazie alla diminuzione dei casi di tubercolosi.
Quando l’Azienda Ospedaliera “Guido Salvini” venne istituita nel 1988 non ci fù una vera e propria ripresa, ma la scelta di costruire una nuova struttura invece di ristrutturare la vecchia azienda fece si che il degrado ebbe man forte.
Avviando l‘ospedale ad un lento e progressivo abbandono quale versa tutt’oggi.
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