Leggere Rodari oggi
“Il processo creativo è insito nella natura umana ed è quindi, con tutto quel che ne consegue di felicità di esprimersi e di giocare con la fantasia, alla portata di tutti … non perché tutti siano artisti ma perché nessuno sia schiavo”.
Dal 14 aprile del 1980 in poi, anno della sua dipartita, decine di libri ci parlano di Gianni Rodari.
Centinaia di biblioteche, scuole, ludoteche, strade, parchi, circoli letterari, portano il suo nome. Giornalista, scrittore, pedagogista, poeta piemontese, ha contribuito enormemente a rinnovare la letteratura per l’infanzia.
Vincitore del prestigioso Premio Hans Christian Andersen (1970), è stato tra i maggiori interpreti del “fantastico” e dell’inventa – storie.
Tradotte in quasi tutte le lingue, le sue opere sono conosciute in tutto il mondo:
- Filastrocche in cielo e in terra
- Il libro degli errori
- Favole al telefono
- Il gioco dei quattro cantoni
- C’era due volte il barone Lamberto
- La grammatica della fantasia
- Venti storie più una
- La torta in cielo da cui venne tratto un omonimo film con Paolo Villaggio.
Uomo schivo, meticoloso, ci ha lasciato numerosi articoli giornalistici e testi di canzoni per bambini.
Chi, nella sua vita, tra i ricordi d’infanzia, non ha cantato almeno una volta “Ci vuole un fiore ”o declamato la poesia “ Campane di Pasqua”? o ancora pianto per… “ la lacrima di un bambino capriccioso pesa meno del vento, quella di un bambino affamato pesa più di tutta la terra”.
Di sorprendente attualità.
Capolavoro di pedagogia e didattica, il suo percorso è delineato da una continua ricerca creativa nel rapporto bambino – adulto o meglio di “ricerca del bambino nell’adulto”.
L ‘obiettivo del Rodari resta quello di educare in modo leggero, divertendo, attraverso la favola o la filastrocca.
La favola assume un ruolo importante per analizzare temi seri e impegnativi coronati da una morale finale costruttiva e propositiva. La creatività è per lui una capacità comune a tutti.
I suoi eroi non sono proiezioni ideali, ma bambini veri, calati nel loro tempo, con un nome, cognome e un luogo di appartenenza.
Così scriveva nella sua unica opera teorica “Grammatica della fantasia”.
Maestro di scuola elementare, durante le sue lezioni, si divertiva con i suoi bambini al gioco: “binomio fantastico” cioè nello scrivere due parole di significato lontano e diverso tra loro e da cui partire per “costruire” una storia; praticamente inventare.
Esercizi di pura fantasia dunque, intreccio di curiosità, domande, dubbi, ricerche, partecipazione attiva.
L’immaginazione gioca un ruolo indispensabile per l’apprendimento. Il maestro Rodari interroga, ascolta, stimola alla fantasia alla creatività.
Ciò che ne deriva è qualcosa di profondamente bello e magico: i bambini riescono a trovare soluzioni più avanzate e coraggiose rispetto agli adulti.
Leggere favole allora ai nostri figli oggi malati di tecnologia? Senza dubbio si! Senza esitazioni. Ritrovare il tempo, quello “sano”, che avvicina, che porta comunicazione.
“…chi ci perde sono i genitori che non hanno questo momento di dialogo importante con i propri figli attraverso cui parlare del mondo, della realtà delle cose.
Il linguaggio dei bambini è fatto di immaginazione e pensiero logico. I genitori che lo perdono, perdono qualcosa per loro, invece il bambino ritrova sempre l’occasione per ritrovare la fantasia…” (intervista a Gianni Rodari da “Studio aperto” 1975)