Il Borgo di Sant’Agate dei Goti si trova in Campania, in provincia di Benevento, ai piedi del Monte Taburno.
L’abitato si divide in due parti: una moderna, edificata a partire dalla fine del XIX° secolo e l’altra di fondazione romana, situata su uno sperone di tufo.
la Storia de l’antico borgo di Sant’Agata dei Goti
Il Nome di Sant’Agata dei Goti, si forma in vari periodi storici.
Nell’VIII° secolo la città longobarda fu intitolata alla santa catanese probabilmente per volontà di Radoaldo e Grimoaldo, fratelli educati alla corte degli Arechi che abitarono nella gastaldia di Sant’Agata.
La seconda parte invece, proviene dall’epoca normanna, con l’avvento dei feudatari della famiglia Drengot dopo il 1117.
Come è noto, Rainulfo Drengot conte di Sant’Agata apparteneva alla cerchia dei “Potentes” con facoltà speciali e potere decisionale autonomo tra i quali quello di dare il suo nome alla fortezza.
Ma col tempo il cognome Drengot sia in Francia che in Italia prese ad essere pronunciato diversamente fino a mutare in De-Goth.
Con i Longobardi
Nell’attuale territorio di Sant’Agata de’ Goti, anticamente sorgeva la Città Sannita di Saticula.
Nel periodo in cui i Longobardi dominarono la città, il tessuto urbano cittadino di origine romana cominciò ad alterarsi fino a scomparire del tutto.
La causa, e da attribuirsi a quel modo di fare, tipico dei barbari, di “riciclare” materialmente pezzi di strutture appartenuti a templi romani o a basiliche paleocristiane.
In questo periodo si posero le basi di una lenta trasformazione dei costumi nella popolazione, delle abitudini alimentari e delle consuetudini contadine, alcune delle quali sopravvivono ancora oggi.
Nel territorio circostante furono create le masserie, ovvero dei luoghi fortificati dove si sviluppò la produzione di vettovaglie a servizio della comunità.
L’attività era svolta dai massari, riuniti in nuclei familiari che davano il proprio nome alla fattoria, esattamente come avviene ancora oggi in alcuni casi.
Il periodo Normanno
Nel periodo normanno il borgo di Sant’Agata iniziò a prendere una fisionomia simile a quella attuale.
Il “fortellicium” fu realizzato a partire dall’XI° secolo, quando i Normanni sfruttarono le cave di tufo già presenti nel borgo, utilizzandole poi come “conserve” e cisterne, ed alcune delle quali sono visitabili ancora oggi.
Con tale pietra costruirono i contrafforti addossati ai costoni naturali: questo sistema, unito ad una cinta di case-cortina, rese le mura inespugnabili a ovest, mentre a est fu arricchito da una rete di torrette d’avvistamento.
Il lato sul fiume Martorano restò sempre la parte più inespugnabile, alla quale si arrivava solo in barca, guadando il fiume.
La famosa Mela Annurca
Il territorio santagatese è tradizionalmente votato alla produzione di olio, vino, frutta (in special modo mele e ciliegie), ortaggi, cereali e legumi.
Fra le specialità di frutta, si coltiva la mela “annurca”, prodotto che nel 2006 ha ottenuto il marchio IGP (Indicazione geografica protetta).
Il frutto, piccolo e schiacciato, dalla polpa bianca, compatta, acidula e profumata, si caratterizza per le tante proprietà organolettiche.
La mela Annurca, era già conosciuta e apprezzata nell’antichità romana, e citata da Plinio Il Vecchio che nel suo “Naturalis Historia”, ne localizza l’origine nella zona Flegrea.
Di gran qualità sono anche i vini, bianchi e rossi, prodotti nel territorio di Sant’Agata de’ Goti.
Sono rinomati soprattutto la Falanghina, che ha ricevuto la denominazione DOC con la dicitura Sant’Agata dei Goti Falanghina, e l’Aglianico, etichetta DOC Sant’Agata dei Goti Aglianico riserva.
Se ne consiglia una visita ed una sosta per pranzo nei tanti agriturismi…
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