Quando venne rilasciato nel cinema, nel 1946, La vita è meravigliosa di Frank Capra fu un vero flop al botteghino. Eppure, è diventata un cult del periodo natalizio. Scopriamo insieme come!
Chi è Frank Capra
Francesco Rosario Capra era nato in un paesino della Sicilia, Bisacquino, da cui emigrò con la famiglia, quando era molto piccolo. Come lui stesso racconta, della terra natia non conservava ricordi, perché ogni reminiscenza della prima infanzia era scomparsa alla vista della Statua della Libertà che aveva accolto lui e la sua famiglia all’arrivo negli USA.
Non è un caso che le sue origini italiane non saranno mai celebrate nelle sue opere, completamente soppiantate dall’american life style. Contro il volere dei genitori, che lo consideravano un fannullone, Frank Capra desidera studiare, per emanciparsi e scrollarsi di dosso la polvere del quartiere italo-americano in cui è cresciuto, la povertà e l’analfabetismo dei genitori. Si laurea in ingegneria chimica al CalT, ma lo scoppio della prima guerra mondiale gli impedisce di lavorare. Inizierà per caso la sua carriera nel cinema, come gagwriter di un grande attore comico del cinema muto, Harry Langdon, per cui dirige La grande sparata e Le sue ultime mutandine.
Il sodalizio si interrompe e Capra firma un contratto con la più piccola delle major hollywodiane, la Columbia Pictures, per la quale dirige una serie d lungometraggi di medio successo. La svolta arriva nel 1934 con Accadde una notte, film a bassissimo budget (si vocifera che la prima attrice, Claudette Colbert avesse solo due abiti), ma che decreta il successo di Capra e vince agli Oscar le 5 statuette più ambite, tra cui Miglior Film, Regia e Sceneggiatura.
Gli anni d’oro di Frank Capra
Inizia il suo periodo più florido, costellato di successi che vogliono mostrare la sua visione del sogno americano, del self-made man degli anni ’30. I suoi film mostrano tutto l’ottimismo del New Deal roosveltiano, con le sue promesse di superare la crisi economica e sociale causata dalla Grande Depressione, con i valori fondanti della società americana.
Dopo questa felice fase, lo scoppio della WWII cambiò nuovamente la situazione: Capra si interessa del conflitto e gira una serie di documentari di propaganda, desiderando informare i più giovani sulle ragioni del conflitto e della scelta di combattere (Why we fight). Del 1944 è Arsenico e vecchi merletti, mentre due anni più tardi gira La vita è meravigliosa, che si rivelerà un disastro al botteghino e lo porterà a cedere la sua casa di produzione, la Liberty Films, alla Paramount. Lo Stato dell’Unione (1948) e La vita è meravigliosa costituiscono il suo testamento spirituale.
Da lì è un percorso tutto in discesa: è il primo a realizzare dei remake dei suoi stessi film (Angeli con la pistola del 1961 ne è un esempio), sperimenta la televisione e si occupa di documentari didattici.
Frank Capra – Il nome prima del titolo
Frank Capra è il primo regista a poter vantare il proprio nome prima del titolo del film, un privilegio concesso solo ai primi artisti del cinema, come D. W. Griffith e Cecil B. DeMille. Un ‘espressione molto sentita e che non è un’affermazione di autorialità, ma indicava la gestione e il controllo che il regista aveva sul suo film, in ogni singola parte. In passato, infatti, ad avere i nomi ben in vista erano soltanto i grandi attori del cinema.
Il nome prima del titolo è diventata un’espressione così importante per Capra da farne anche il titolo della sua autobiografia.
La vita è meravigliosa – il testamento di Frank Capra
George Bailey (James Stewart) è solo su un ponte, la Vigila di Natale, in preda alla disperazione. Suo zio Billy (Thomas Mitchell) ha smarrito 8000 dollari, l’intera somma della loro compagnia Costruzioni&Mutui, necessari a a una scadenza di pagamento. Il denaro, a loro insaputa, è stato trovato dal perfido Henry Potter (Lionel Barrymore), che da anni trama per distruggere George, amatissimo nella città di Bedford Falls.
Le numerose preghiere della famiglia di George, preoccupati per lui, spingono Dio a mandare in suo soccorso Clarence (Henry Travers), un angelo ‘di seconda classe’ che, se riuscirà ad aiutare George, potrà guadagnarsi le ali. Per impedirgli di togliersi la vita, Clarence gli mostrerà come sarebbero state le vite dei suoi amici e dei suoi cari se lui non fosse mai nato.
Con questa delicata storia, Capra riassume tutte le principali tematiche della sua poetica: generosità, comunità, l’uomo medio che riesce ad avere successo, l’onestà e la laboriosità del cittadino medio contro l’avidità della classe politica e burocratica, sempre rappresentata da Capra come avida e crudele e che gli valse l’accusa di comunismo (siamo negli anni della Guerra Fredda e della tensione tra Usa e Urss).
George Bailey in La vita è meravigliosa: l’alter ego di Frank Capra
In George Capra fa rivivere le sue aspirazioni giovanili, quel desiderio di scrollarsi di dosso la polvere della vecchia cittadina in cui è cresciuto e andare in giro per il mondo, a costruire grandiosità e innovazioni. E James Stewart rende magnificamente quell’entusiasmo giovanile, quel fuoco che ti brucia dentro quando hai 20 anni e un’orizzonte infinito di possibilità davanti a te. Tuttavia, dovrà ridimensionare le sue aspirazioni, perché un motivo dopo l’altro, George capirà che il suo posto è a Bedford, a portare avanti l’attività di famiglia, a rendere più accogliente la cittadina in cui è cresciuto.
La bellezza del suo personaggio sta proprio in quella dolce rinuncia alle sue aspirazioni, fatta per amore della sua famiglia, del fratello Harry e degli amici e che, in questo modo, non pesa affatto, ma è accettata di buon grado e con una sana dose di pragmatismo tutto americano.
Restando a Bedford, George ha modo di aiutare i concittadini a vivere una vita migliore, costruendo il Bailey Village, fatto di case prefabbricate ma accoglienti, vendute o affittate a prezzi modici. Così facendo, George si attira le angherie del vecchio Henry Potter, burocrate e usuraio, intenzionato a impadronirsi di Bedford.
L’interpretazione di James Stewart è straordinaria, forse, tra i migliori ruoli della sua carriera: la sua mimica facciale, l’espressione trasognata e vivace, la gestualità, tutto questo rende il personaggio di George una calamita che attira lo sguardo del pubblico e ne fa la colonna portante di tutto il cast.
L’ottimismo e la critica di
Ammantata da un realismo fiabesco, la storia di George Balley è quella di un uomo comune, della classe media degli anni ’30 della società statunitense, alle prese con problematiche di tutti i giorni e altre apparentemente insolvibili. L’arrivo di Clarence, deus ex machina inviato dalla Provvidenza, permetterà lo sciogliersi di tutti i nodi.
Ma, dietro l’ottimismo vivace della sua commedia e il finale lieto, Capra nasconde anche una critica alla società americana, violenta, corrotta, razzista e dominata dal dio denaro. Il suo finale non resta fine a se stesso, ma è una celebrazione di come dovrebbero essere le persone, di come dovrebbero rapportarsi l’uno con l’altro. Nella realtà alternativa, Bedford si chiama Pottersville e attraverso la sua rappresentazione Capra dipinge uno spaccato di vita cittadino squallido e desolante. Pottersville diviene così il simbolo di un mondo che in nome del profitto farebbe qualunque cosa, privo di scrupoli e incapace di un reale cambiamento.
Il film presenta, inoltre, echi dickensiani (il perfido Potter è un vero Scrooge), per l’espediente di mostrare una realtà diversa da quella che si vive, per poter apprezzare le gioie dell’esistenza, così come per il generale messaggio che veicola. E se è vero che Clarence sblocca la situazione, il vero miracolo, in realtà, lo compie la comunità nel suo adoperarsi reciproco e nella sua generosità.
La trama nasce da un racconto del 1939 dal titolo The Greatest Gift di Philip Van Doren Stern, che lo abbozza su una cartolina, da inviare agli amici come biglietto di auguri.
Un intreccio di vite: la sincronicità
‘Strano vero? La vita di un uomo è legata a quella di tante vite e quando quest’uomo non esiste, lascia un vuoto’. Con questa frase, Clarence chiarisce il nodo fondamentale del film: siamo tutti legati, le nostre vite si intrecciano con quelle di chi ci vive accanto e ci influenziamo, a volte determinando cambiamenti significativi in una singola esistenza.
Mufasa ne Il re leone avrebbe detto che siamo tutti collegati nel grande Cerchio della Vita, mentre gli antichi Greci parlavano di synpatheia, secondo la quale gli eventi, anche minimi o distanti tra loro, sono in realtà connessi e si ripercuotono su altri.
In questo modo, ne La vita è meravigliosa Frank Capra stabilisce una sorta di responsabilità sociale, per cui ogni vita è preziosa e deve essere preservata dalla comunità. Così, chi si trova in difficoltà potrà ricevere aiuto e i successi del singolo saranno celebrati da tutti. Ne viene fuori il ritratto di una società attiva, che coopera al bene comune, in grado di crescere e prosperare.
Perché vedere La vita è meravigliosa?
Grazie a un cast straordinario, con un James Stewart in stato di grazia, una regia pulita e lineare– Frank Capra riteneva che con inquadrature troppo artistiche il regista oscurasse il film in favore dell’autocelebrazione –dialoghi brillanti e messaggi di ottimismo e speranza, La vita è meravigliosa è il classico natalizio imperdibile.
Sapevate che per un problema di copyright, a pochi anni dalla sua uscita è stato possibile vederlo in tv? Da qui si spiega la diffusione e il twist da flop e cult delle feste!
Per il suo valore storico, infine, il film è conservato nell’archivio della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti d’America.