L’Amore, in teoria – recensione in anteprima del film con Nicolas Maupas

L'Amore, in teoria
Durata della lettura: 5 Minuti

Arriva oggi, giovedì 24 aprile, in sala L’Amore, in teoria, la nuova pellicola con protagonista Nicolas Maupas. Prodotto da Indiana Production e Vision Distribution in collaborazione con SKY e Netflix, il film è diretto da Luca Lucini, che torna a parlare d’amore a venti anni di distanza da Tre metri sopra il cielo, il cult romantico degli anni 2000. Basato su un soggetto di Gennaro Nunziante e con una sceneggiatura curata da Amina Grenci e Teresa Fraioli, L’Amore, in teoria è un “secondo capitolo di una trilogia sull’amore e indaga come, ancora oggi, la complessità di un sentimento che sfugge a qualsiasi regola e definizione.

La trama del film con Nicolas Maupas

Leone (Nicolas Maupas) è un giovane studente di Filosofia, gentile e sensibile. Vive a Milano con suo padre Giorgio (Francesco Colella), con cui ha un rapporto complicato, dovuto in parte alla perdita dell’amata madre. Innamorato fin dal liceo di Carola (Caterina De Angelis), viene però sfruttato da lei come “perfetto fidanzato di copertura” per nascondere ai genitori la storia con il turbolento Manuel. Ed è proprio per coprire quest’ultimo che Leone finisce nei guai, accusato di un crimine che non ha commesso.

Costretto ai lavori socialmente utili, Leone incontra Flor (Martina Gatti), appassionata attivista che gli cambia la vita e gli fa scoprire cosa sia davvero l’amore. Grazie ai consigli del saggio Meda (Francesco Salvi), Leone impara a vivere e a lasciar andare tutto ciò che in teoria ha sempre pensato di conoscere dell’amore.

Caterina De Angelis e Nicolas Maupas in una scena del film (Credits: Federico Vagliati)
L'Amore in teoria. Nicolas Maupas in una scena del film (Credits: Federico Vagliati)

L’Amore, in teoria: una rom-com che indaga l’amore oggi

Parlare d’amore oggi ha senso, forse più che mai. Perché siamo di fronte a una “rivoluzione culturale e sentimentale, per cui l’amore ha perso la sua aura romantica e salvifica”. E questo comporta la necessità di una nuova narrazione che sia in grado di parlare alle nuove generazioni. Le stesse che, negli anni in cui avrebbero dovuto vivere le prime esperienze d’amore, hanno vissuto il lockdown causato dalla pandemia da Covid-19. Si sono così affacciati alla vita, dopo due anni, in un mondo che è precario, vicino al collasso climatico, in cui l’incertezza regna sovrana.

Queste generazioni sono confuse e si approcciano all’amore con cautela e diffidenza. Da un lato sognano l’amore romantico, totalizzante (come quello che spera di vivere Leone), ma hanno anche paura di legarsi e restare intrappolati in una struttura patriarcale e datata (nel caso di Flor). O, ancora, preferiscono mentire e cullarsi in relazioni che non hanno futuro, per non mostrare la loro vulnerabilità (come succede a Carola).

Inoltre, mentre l’amore di Tre metri sopra il cielo era quello eteronormativo, in L’Amore, in teoria ci confrontiamo con una realtà più sfaccettata. Situationship, app di incontro, poliamore, amore queer: la pellicola di Lucini mostra la grande varietà con cui questo sentimento può essere vissuto. E lo fa senza giudizio, senza alcuna volontà di volerlo definire con certezza. L’amore, in teoria con quella virgola che è manifesto programmatico del film. Perché sembra volerci dire che questa rom-com non ha la pretesa di ergersi a narrazione totalizzante e completa di questo sentimento. Ma ne racconta solo una delle tante e possibili interpretazioni.

L’Amore, in teoria: Leone è l’anti-Step di Riccardo Scamarcio

L'Amore, in teoria
Nicolas Maupas in una scena de L’Amore, in teoria (Credits: Federico Vagliati)

Impossibile non pensare a quanto fossero diversi i protagonisti di Tre metri sopra il cielo da quelli de L’Amore, in teoria. Se Step era il prototipo del macho aggressivo, incapace di comunicare, vestito di pelle in sella a una moto, Leone e Nicolas Maupas sono il suo opposto.

Gentile, riflessivo, innamorato dell’idea dell’amore e un po’ “sottone”, come lo definisce il buon Meda, Leone è l’anti-Step, anche nel suo modo di vestire. Tutto in Leone comunica vulnerabilità e sensibilità e che a 23 non ha mai vissuto alcun tipo di esperienza con l’altro sesso. Nella sua inesperienza, Leone cerca l’aiuto di Meda e questi gli dà un prezioso consiglio: ascoltare l’altra persona. Perché attraverso l’ascolto si può davvero accostarsi all’altro e comprenderlo, anche nella sfera dell’intimità.

E servendosi della parabola di Leone, il film spiega molto chiaramente che abbiamo bisogno di una nuova narrazione dell’amore, una narrazione che deve essere soprattutto educazione sessuo-affettiva. Un’educazione che insegni che ascolto, consenso e rispetto sono alla base di un rapporto sano con sé stessi e con l’altro.

Il cast di L’Amore, in teoria è perfetto per raccontare le difficoltà della Generazione Z

Sebbene non manchi di sfruttare alcuni stereotipi tipici delle rom-com – il gruppo di amici di Leone, il meetcute con Flor – L’Amore, in teoria è un film fresco, attuale, nel quale la generazione Z può riconoscersi. Merito anche del cast che porta sullo schermo i protagonisti della pellicola.

Nicolas Maupas, qui al suo debutto come protagonista del film, risulta convincente nel ruolo del bravo ragazzo un po’ impacciato, tirando fuori il meglio di sé quando è con il Meda di Francesco Salvi. Quest’ultimo è un ironico senzatetto per scelta, emblema di quella libertà di vivere che Leone ha studiato nei libri. Ma che non ha mai vissuto davvero. Grazie a Meda, Leone impara che la vita non si vive restando sulla sponda del fiume, ma lasciandosi trascinare dalla corrente, anche quando non sai dove ti porterà.

L'Amore, in teoria. Martina Gatti in una scena del film (Credits: Federico Vagliati)

Martina Gatti è una magnetica Flor, sebbene il suo personaggio risulti poco approfondito e resti intrappolato in uno stereotipo della femminista attivista alquanto superficiale. Interessante è anche la Carola di Caterina De Angelis, figlia di papà un po’ annoiata ed egoista, ma non priva di cuore. Suscita tenerezza il personaggio di Giorgio, alias Francesco Colella, padre di Leone, vedovo dall’animo sensibile che proprio non sa come comunicare con suo figlio.

Ambientando la storia in alcuni luoghi di Milano cari alla Generazione Z, come gli esterni dell’Università Statale, le strade dietro Porta Venezia e il celebre Bar Basso, fino a quartieri meno esplorati dal cinema come Corvetto e Certosa, L’Amore, in teoria mostra un volto nuovo del capoluogo lombardo. Contribuendo così a fornire anche nuove coordinate spaziali alla narrazione dell’amore.

Garbato, fresco e con una regia che tira fuori il meglio dal suo cast, L’Amore, in teoria è una pellicola delicata, che accompagna il pubblico nel viaggio di Leone alla scoperta di uno dei sentimenti più complessi che l’essere umano si trovi a vivere.

Author: Maria Castaldo

Maria nasce a Napoli nel 1993. Appassionata di libri e cinema fin da bambina, si laurea in Lettere Classiche e Filologia Classica alla Federico II di Napoli e inizia un Master in Critica Giornalistica. Ama scrivere, leggere e guardare film e serie tv e ha trovato il modo di unire le sue passioni con il giornalismo culturale.