Vangelo e Meditazione della IV DOMENICA DI QUARESIMA – ANNO C

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Vangelo e Meditazione della IV DOMENICA DI QUARESIMA – ANNO C a cura di Don Giacomo Equestre.

Dal Vangelo secondo Luca 15,1-3,11-32

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo.

I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».

Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”.

Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto.

Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno.

Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci.

Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla.

Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame!

Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”.

Si alzò e tornò da suo padre.

Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò.

Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”.

Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi.

Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”.

E cominciarono a far festa.

Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo.

Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”.

Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo.

Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici.

Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”.

Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

Parola del Signore

Meditazione
I due figli protagonisti della parabola hanno una pessima idea di Dio.

Entrambi! Il primo figlio, scapestrato, pensa che Dio sia un concorrente, un avversario: se lui c’è io non posso realizzarmi.

Dio è un censore, un preside severo, uno che non mi aiuta.

L’altro figlio torna dal lavoro stanco e si offende per la festa che il padre ha fatto in onore del figlio minore, suo fratello.

Come dargli torto?

Il suo cuore è piccolo ma la sua giustizia grande: sì, è vero, il Padre si comporta ingiustamente nei suoi confronti.

Lui è uno mortificato, senza grilli per la testa, lui è il bravo figlio che tutti vorrebbero: perché il padre si comporta in quel modo?

Bene, fermatevi qui, ora. Niente bei finali, Luca si stoppa.

Non dice se il primo figlio apprezzò il gesto del Padre e, finalmente, cambiò idea.

Né dice se il fratello, inteneritosi, entrò a far festa.

No: la parabola finisce aperta, senza scontate soluzioni, senza facili moralismi e finali da Principe Azzurro.

Puoi stare col Padre senza vederlo, puoi lavorare con lui senza gioirne, puoi lasciare che la tua fede diventi ossequio rispettoso senza che ti faccia esplodere il cuore di gioia.

Il vangelo ci dice ancora una volta che Dio ci considera adulti, che affida alle nostre mani le decisioni, che non si sostituisce alle nostre scelte.

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Author: Don Giacomo Equestre