Vangelo e Meditazione IV Domenica del Tempo Ordinario Anno C a cura di Don Giacomo Equestre.
Dal Vangelo secondo Luca 4,21-30
In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso.
Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria.
Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne.
C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù.
Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.
Parola del Signore
Meditazione
Il Vangelo di oggi ci bastona sull’idea che abbiamo di Gesù.
Quando nel Vangelo dicono di Gesù «Non è costui il figlio di Giuseppe?», mi vengono in mente tutte le volte in cui sento dire che non c’è bisogno di andare a messa per conoscere Gesù, che Gesù lo porto nel cuore e quindi dedico il mio tempo ad altro, che mi basta un segno di croce.
In realtà crediamo di credere, ma non sappiamo affatto nulla del Signore!
È vero che Lui è ovunque, ma vuol essere riconosciuto, corteggiato, amato, frequentato…
Invece lo cerchiamo, non per starci insieme e farlo parlare al nostro cuore, ma perché compia qualche effetto speciale che riguardi solo quell’attimo della nostra vita in cui ne abbiamo bisogno e basta. Insomma, non per essere riempiti di gioia, ma solo per avere una gioia quando serve…
In realtà, anche noi – che dovremmo essere familiari di Cristo, per cui ci diciamo cristiani – non crediamo più a Gesù. Proprio come i suoi compaesani. Anzi cerchiamo pace e salvezza in altre cose.
Non riusciamo più a leggere la realtà che ci circonda, non cogliamo più le opportunità che ne potremmo trarre, ma vediamo solo i rischi senza sforzarci di convertirli in vantaggi.
Non riconosciamo più Gesù, anzi lo teniamo fuori di casa, lo emarginiamo perché dice la verità e la verità ci fa male, perché troppo impegnativo, troppo riflessivo, richiede tempo e il mio tempo è poco, e prezioso … non ho tempo di investirlo bene.
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Vangelo tratto da Liturgia del giorno su chiesacattolica.it