Il Carnevale Partenopeo tra origini e tradizioni, Lasagna, Chiacchiere, Castagnole ed il famoso Sanguinaccio
Il Carnevale, la festa dei coriandoli, delle stelle filanti, delle maschere ma soprattutto del cibo, dove ognuno può diventare qualcun altro e dove ci si abbuffa.
La parola Carnevale deriverebbe dal latino “carnem levare” (eliminare la carne), poiché indicava il banchetto che si teneva l’ultimo giorno di Carnevale, ovvero il Martedì grasso, subito prima del periodo di astinenza e digiuno della Quaresima ( quarantacinque giorni alla Pasqua di resurrezione), quindi una festività cattolica cristiana.
In realtà il Martedì Grasso è un’usanza di origine pagana, come lo erano per esempio le feste dionisiache dell’antica Grecia (le antesterie) ed i saturnali romani.
Nella storia del carnevale non poteva mancare la tradizione napoletana.
Le prime notizie sul Carnevale partenopeo risalgono al XVI° Sec. e sono note grazie all’opera: “Ritratto o modello delle grandezze, delle letizie e meraviglie della nobilissima città di Napoli”, del marchese Giovan Battista del Tufo.
Intorno all’anno 1600 qualcosa iniziò a mutare, le mascherate avevano affascinato anche la plebe tanto da spingere pescatori, macellai, pescivendoli e contadini ad organizzare un Carnevale del popolo.
Quindi il Carnevale antico di Napoli era caratterizzato da questa duplice faccia: una nobile, dei sovrani, delle autorità ecclesiastiche e l’altra popolana e più privata.
Il Carnevale dei Borbone
Il periodo più glorioso per il Carnevale fu con i Borbone, infatti veniva festeggiato con sfilate, mascherate, carri allegorici sfarzosi, addobbati in occasione della festa di Piedigrotta.
Questi carri erano arricchiti con vivande, cibo, salumi e formaggi e spesso erano preda di violenti saccheggi da parte dell’affamato popolo napoletano.
Così negli anni a venire per la precisione dal 1746 per volere del Re Carlo di Borbone, furono scortati dalle truppe reali.
Nei secoli dopo, i carri furono sostituiti sempre più spesso dai cosiddetti “Alberi della Cuccagna” o “palo di sapone” che per l’appunto, veniva reso scivoloso, in modo da rendere più difficile l’arrampicata dei concorrenti per arrivare alle vivande poste in cima.
Infatti, il gioco era finalizzato all’abbuffata, proprio per l’usanza da parte del popolo napoletano di saziarsi abbondantemente prima di iniziare, il lungo digiuno quaresimale.
Partendo dai tempi più remoti fino ai giorni nostri, si capisce che il Carnevale è un giorno dedicato anche o forse prevalentemente al mangiare.
La Tradizione
La tradizione partenopea non si smentisce e non si fa scavalcare in materia di cibo e di abbuffate.
Offrendo tanta abbondanza con piatti noti come la Lasagna, le Chiacchiere, le Castagnole ed il famoso Sanguinaccio.
Il Sanguinaccio, chiamato così perché aveva come ingrediente principale, ahimè il sangue del maiale.
Fortunatamente oggi, tutte le regole igienico-sanitarie ne hanno vietato la produzione.
Dunque, purché rispettare la tradizione, anche quest’anno ci toccherà, un’ abbuffata.
Buon carnevale, a tutti.
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Fonti:
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