Gli oceani si stanno riscaldando: isole e creature marine a rischio

Gli oceani si stanno riscaldando: isole e creature marine a rischio
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Gli oceani sono a rischio. Uno studio condotto dalle Università di Exeter e di Brest sostiene che, dal 1850 al 2018, il Nord Atlantico ha assorbito più del 60 % del calore causato dal riscaldamento globale. Le due autrici dello studio, Marie-José Messias (Università di Exeter) e Herlé Mercier (Università di Brest), ci fanno notare però che le correnti ridistribuiscono quanto assorbito.
Gli oceani dell’emisfero australe condizionano ogni giorno di più la temperatura dell’Atlantico settentrionale, che costituisce il 25 % del calore in eccesso. Solo il mare del Labrador e di Irminger riscaldano gli strati intermedi delle acque dell’82.3%. Il Mar Mediterraneo, non esente da eventi estremi, sembra essere l’unico meno influente sulle temperature di tutti gli strati (meno del 4%).

La straordinaria capacità termica degli oceani

Gli oceani sono dotati di una capacità termica superiore a quella della terra e dell’atmosfera, che consente loro di rilasciare il calore necessario per guidare la circolazione atmosferica. In questo modo possono riscaldarsi gradualmente in estate e mantenere l’aria fresca, così come possono raffreddarsi gradualmente in inverno e mantenere l’aria calda. Ma essi rilasciano anche aerosol, che influenza la copertura nuvolosa e buona parte dell’acqua per la formazione delle piogge. Il continuo assorbimento di CO2 da un lato spinge gli oceani a produrre più sostanze chimiche acidificanti a scapito della disponibilità di minerali importanti per la sopravvivenza degli organismi marini; mentre, dall’altro, la produzione accentuata di calore ne comporta un’evaporazione più rapida (specie di acqua dolce) con conseguenze sulla intensità delle precipitazioni. È naturale, dunque, giungere alla conclusione che gli sbalzi termici compromettono la salute del pianeta e, di riflesso, anche quella di chi lo abita.

Gli oceani assorbono il 90% del calore prodotto dalle attività e una loro alterazione potrebbe provocare conseguenze disastrose. L’innalzamento dei mari, provocato dallo scioglimento dei ghiacciai, è una di queste, che ha già raso al suolo intere spiagge o isole. La carenza di ossigeno nell’acqua, potenzialmente letale per le creature marine, ha già generato “zone morte” – luoghi caratterizzati dall’assenza di vita animale – che di solito si concentrano nelle aree costiere. Già nel 2015, uno studio dell’Helmholtz Centre for Ocean Research (GEOMAR) ha rilevato nell’Atlantico settentrionale i livelli di ossigeno più bassi mai registrati in mare aperto.
Lo studio anglofrancese prevede, infine, che la temperatura delle acque profonde salirà di circa 0.2 gradi entro i prossimi 50 anni. Limitare al minimo indispensabile le attività che danneggiano il Pianeta dev’essere, ora più che mai, una priorità.

Author: Alessandra Romano

Alessandra Romano nasce a Napoli nel 1999. Laureata magistrale in Comunicazione Scientifica Biomedica e con un master in Giornalismo scientifico presso l'Università degli studi di Roma "La Sapienza". Scrive articoli per riviste e blog scientifici.