Con il Giorno della Memoria, il cui significato è ricordare tutte le vittime della Shoah e dell’Olocausto, si vuole sensibilizzare la coscienza collettiva affinché nessuno dimentichi cosa è successo il 27 Gennaio 1945 e combattere l’antisemitismo diffuso.
“Meditate che questo è stato: vi comando queste parole.”
Queste le parole di Primo Levi, scrittore ebreo deportato ad Auschwitz, che ritroviamo nella sua poesia “se questo è un uomo”.
Nostro compito oggi è infatti ricordare.
Shoah – Termine che deriva dal latino “recordare” che significa cuore, perché gli antichi pensavano che fosse sede della memoria.
Una memoria, certo negativa, ma che allo stesso tempo ha valore pedagogico: ci insegna a non voltare la faccia dall’altro lato fingendo che tutto proceda bene, ci insegna a tramandare ciò che il Nazismo è stato ai nostri figli affinché questa piaga della storia occidentale non possa assolutamente ripetersi.
Vite, destini, sogni di madri, padri e bambini distrutti in nome dell’ideologia, di una superiorità razziale inesistente, di un fanatismo cieco e terribile.
Auschwitz e Birkenau sono i luoghi in cui l’odio, la malvagità e l’indifferenza si materializzano e che, oggi come allora, ci rammentano il male che l’uomo è stato capace di fare ad un altro uomo, ad un suo simile.
È per loro che concetti come questi non dovrebbero avere luogo nelle nostre coscienze, per non uccidere ancora una volta le tante persone vittime del cosiddetto “mito della superiorità della razza ariana”.
Le foto sono state scattate da Salvatore De Rosa, clicca qui e visita il sito