Cosa è successo all’European innovation for sustainability summit 

Cosa è successo all'European innovation for sustainability summit 
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Durata della lettura: 3 Minuti

Questa settimana si è tenuta la terza edizione dell’European innovation for sustainability summit all’European Institute of Innovation for Sustainability (EIIS) con sede a Palazzo Orsini Taverna (Roma). A che punto siamo con la transizione ecologica? Come stanno rispondendo le aziende? Qual è il ruolo della comunicazione?

Queste sono alcune delle domande a cui questa edizione ha cercato di rispondere attraverso gli interventi di esperti di vari settori della società civile. Al Summit hanno partecipato docenti, imprenditori e associazioni internazionali, ma anche personaggi noti come lo chef Bruno Barbieri e l’attore Alan Cappelli GoetzEU Climate Pact Ambassador. L’evento ha registrato oltre tremila visitatori, con una forte presenza dei giovani.

Post in breve

Unione come parola chiave della transizione 

Uno dei principali punti emersi è non solo sulla necessità di un cambio di rotta, ma anche di una trasformazione che ponga al centro la salute globale intensa nel suo insieme e la collaborazione. I relatori lo definiscono “fare rete”. E proprio come una rete, che riconosce l’interconnessione tra tanti nodi, anche molto diversi tra loro, ciascun attore della scena sociopolitica ed economica dovrebbe “collegarsi” all’attore adiacente, al nodo successivo. Dopotutto, l’unione fa la forza. Una forza che può essere potenziata da un pizzico di immaginazione.

«È fondamentale supportare le comunità e gli agricoltori, soprattutto in Africa e in Kenya che sono maggiormente esposti agli effetti del cambiamento climatico, in quanto può apportare benefici sia ambientali sia umani – ha spiegato Daniel Katz, presidente di Rainforest Alliance, associazione internazionali che riunisce comunità agricole e forestali, aziende, governi, società civile e certifica migliaia di prodotti sostenibili – Supportando gli agricoltori possiamo fermare la deforestazione e proteggere la biodiversità da un lato e, dall’altro, migliorare la resilienza delle comunità nei confronti degli eventi estremi».

L’European innovation for sustainability summit punta sulle nuove tecnologie

In questo passaggio le tecnologie digitali, in particolare l’Intelligenza Artificiale, si pongono come motore e strumenti di facilitazione del cambiamento. I modelli predittivi emergono come un’arma straordinaria per gli agricoltori che vogliono proteggersi dagli effetti dei cambiamenti climatici, perché possono analizzare grandi quantità di dati utili agli scopi più disparati.

L’adozione dell’AI dovrà basarsi su inclusività, accountability, protezione, affidabilità, trasparenza. «Saranno necessari un cambio di mentalità e la connessione di una grande varietà di dati appartenenti a diversi enti e, quindi, l’interoperabilità dei sistemi – ha spiegato Stephanie King-chung Hung, Chief Information Officer, Director General of Innovation, Digital and Technology, Asian Development Bank (ADB) – Poi bisogna sviluppare un AI model che si fondi su: open data, open AI e open software».

Reinventare il modo di comunicare

Infine, una transizione completa verso un mondo più nature-friendly deve passare necessariamente attraverso una rivisitazione delle teorie e delle tecniche di comunicazione. Alcuni degli aspetti principali emersi dal panel sono l’abitudine sempre più diffusa di non citare le fonti e la presenza di un forte bias di ascolto. Bisogna trasformare i dati in contenuti che siano fruibili dal pubblico, conciliando comunicazione con informazione, verificabilità con sex appeal. Dinamiche come il clickbait (contenuti generati per attirare click) e la polarizzazione devono essere abbattute, a favore di una maggiore qualità e democrazia. «I social media, in fondo, non sono troppo democratici – ha spiegato Luca La Mesa, social media strategist – Danno più peso a contenuti frivoli, che hanno molto hype, piuttosto che a contenuti validi. Ancora più grave è che si sta perdendo l’abitudine di citare la fonte».

Durante la pandemia da Covid-19, ad esempio, è circolata una quantità eccessiva di informazioni, spesso diffuse in pre-print e non sempre verificate, che hanno generato grande confusione nel pubblico. «Chiunque dovrebbe conoscere un minimo i processi di news making, come selezione e gerarchizzazione delle notizie – ha aggiunto Francesco Giorgino, Direttore della Direzione Ufficio Studi Rai – In passato più informazione significava più democrazia, oggi invece la democrazia dovrebbe essere legata soprattutto alla qualità dei contenuti».

Conclusioni

In questo percorso verso la sostenibilità il coinvolgimento delle aziende è cruciale, in quanto parte integrante della crescita economica e sociale di ciascun paese, ma quello dei giovani ancora di più. Lavorare sul loro pensiero e sui loro comportamenti, significherà lavorare sui comportamenti degli adulti (e quindi dei loro stili di vita) di domani.

Author: Alessandra Romano

Alessandra Romano nasce a Napoli nel 1999. Laureata magistrale in Comunicazione Scientifica Biomedica e con un master in Giornalismo scientifico presso l'Università degli studi di Roma "La Sapienza". Scrive articoli per riviste e blog scientifici.