Black Widow: la recensione del film

Black Widow
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Durata della lettura: 4 Minuti

Dopo i numerosi rinvii, è giunto finalmente in sala Black Widow, il film sul passato di Vedova Nera. Qui trovate la recensione del film!

Post in breve

Black Widow: decostruzione e ricostruzione di un’eroina

Dopo gli avvenimenti di Captain America: Civil War, gli Avengers sono inesorabilmente divisi e Natasha Romanoff (Scarlett Johanson) è in fuga per sfuggire al governo statunitense. Il suo isolamento viene interrotto quando riceve notizie che l’uomo che l’ha addestrata e torturata (Ray Winstone) potrebbe essere ancora vivo. La sua ricerca si intreccerà con il suo passato e la porterà a ritrovare la sua famiglia, sua sorella Yelena (Florence Pugh) e i genitori adottivi, entrambi spie russe, Melina Vostokoff (Rachel Weisz) e Alexei Shostakov (David Harbour). Il tempo trascorso lontano avrà logorato i legami di questa famiglia disfunzionale o sarà ancora possibile ricucire gli strappi?

Black Widow è arrivato in sala dopo più di un anno di rinvii, facendo presagire una visione ormai già vecchia o di cui non si sentiva la necessità. Invece, è un film necessario e che permette di decostruire e ricostruire l’immagine di una donna, Natasha, che fin dalle sue prime apparizioni è stata fortemente oggetto di uno sguardo sessualizzato e maschile. Finalmente, Natasha si riappropria del proprio corpo e della sua immagine, smettendo tutine aderenti e capelli al vento per indossare abiti più pratici e trecce che tengano la chioma lontana dal volto e le permettano di combattere liberamente. La regista Cate Shortland e l’ideatrice del soggetto Jack Shaeffer hanno permesso al suo personaggio di emergere e di acquisire una tridimensionalità di cui avevamo visto un bagliore negli ultimi Avengers.

Ad affiancarla c’è una meravigliosa Florence Pugh, nei panni della giovane Yelena, la sorellina di Natasha: sarcastica, spietata, ma anche profondamente ferita dalla separazione da Natasha, Yelena è un personaggio meraviglioso, estremamente ben costruito, che non vuole presentarsi come la copia meno riuscita di Vedova Nera, ma ha una propria personalità e uno stile di combattimento ben distinti. Le schermaglie con la sorella e la chimica pazzesca con la sua co-protagonista permettono allo spettatore di osservare una sisterhood sullo schermo come non se ne vedono molte all’interno dei cinecomic, estremamente naturale e che davvero rispecchia il rapporto tra due sorelle.

Abbattere il patriarcato

Fondamentale nel film, la distruzione di un sistema che opprime, manipola e ferisce le donne in maniera cruenta e profonda: Black Widow diventa un inno alla lotta contro il patriarcato, incarnato dal personaggio bianco e misogino di Ray Winstone, convinto di poter controllare il corpo delle Vedove e piegarlo ai suoi ordini. In tutto il film, la forte presenza femminile, soprattutto in ruoli importanti e non marginali è così ancora più evidente. Anche nella stessa famiglia di Natasha sono le donne a portare avanti la storia. Questo è evidente nel personaggio di Alexei, Red Guardian, ancora legato ai fasti del passato e spalla comica della stoica Melina. Con Alexei, sebbene ci siano evidenti problematiche legate ancora a uno sguardo grassofobico, il film mostra una parodia del perfetto padre di famiglia, convinto di avere sempre le risposte giuste e di sapere meglio di tutti come agire.

Al di là di qualche calo nel ritmo, Black Widow è un film necessario, un ultimo omaggio a un personaggio straordinario come Natasha, in grado di evolvere e crescere all’interno dell’Universo Marvel. Un film che lascia il testimone a Yelena e la sua rabbia e grinta promettono già grandi cose. Non ci resta che attendere per vedere le sue avventure.

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Author: Maria Castaldo

Maria nasce a Napoli nel 1993. Appassionata di libri e cinema fin da bambina, si laurea in Lettere Classiche e Filologia Classica alla Federico II di Napoli e inizia un Master in Critica Giornalistica. Ama scrivere, leggere e guardare film e serie tv e ha trovato il modo di unire le sue passioni con il giornalismo culturale.