Oggi la parola chiave dell’agrifood è trasversalità. Dalla tutela dell’ambiente e della biodiversità alla digitalizzazione, dalle minacce del riscaldamento globale alla crucialità della cooperazione, il primo settore è ormai al centro del dibattito odierno. Questi i temi caldi dell’Agrifood Summit di quest’anno, tenutosi mercoledì scorso, alla presenza del Ministro per l’Agricoltura. La risposta è semplice: l’agricoltura soddisfa uno dei bisogni essenziali dell’essere umano: la nutrizione. Tuttavia, è anche il settore più colpito dagli effetti della crisi climatica e dallo sfruttamento dei lavoratori. Secondo l’Osservatorio Placido Rizzotto della Flai-Cgil ogni anno sono circa 230mila i lavoratori nel nostro Paese senza contratto e senza diritti.
Maggiori controlli per tutelare il Made in Italy
Nonostante le perdite legate ai ritardi nell’innovazione, nel 2023 le esportazioni dell’agrifood italiano hanno visto una crescita del 5,7 % toccando, già nel 2022, i 624 miliardi di euro (il 21% in più rispetto al 2021). Tuttavia, il business che ruota attorno al Made in Italy è continuamente minacciato da fenomeni come l’Italian sounding, la contraffazione e dall’importazione di prodotti con concentrazioni di prodotti chimici oltre i limiti di legge. Qualcosa però si è iniziato a muovere. L’anno scorso, ad esempio, è entrata in vigore la legge 206/2023 che prevede misure di contrasto dell’Italian sounding, con l’articolo 41 che contraddistingue il Made in Italy per la prima volta con una certificazione apposita.
Le innovazioni nell’agrifood
Le innovazioni che stanno interessando l’agricoltura italiana sono finalizzate a due obiettivi principali: nutrizione ed energia pulita. L’agricoltura rigenerativa, ad esempio, si basa alcuni principi fondamentali che mirano alla tutela del suolo e alla rigenerazione della sua fertilità. Il vertical farming, invece, permette di coltivare le colture in verticale fuori dal suolo in aeroponica (sostenute artificialmente) o idroponica (la terra è sostituita da un substrato inerte come argilla espansa o lana di roccia). Questo sistema potrebbe consentire di disporre, in un futuro molto probabile, di un’alimentazione sicura, immune alle condizioni ambientali. Negli USA e in Giappone è già ben radicato e sta iniziando a diffondersi anche nel Nord Italia. Tuttavia, le colture idonee non sono i fondamenti dell’alimentazione del mondo ed è un sistema fortemente energivoro.
Poi c’è il blocco di possibilità che ruota attorno all’adozione dell’IA, che pone la necessità di trovare un equilibrio adeguato tra conoscenze antiche e tecnologie moderne.
Sul fronte dell’energia, in agricoltura le fonti trainanti sono biogas e biometano. Il biometano – purificato rispetto al biogas – può essere immesso nella rete nazionale che porta l’elettricità nelle nostre case e negli edifici del terzo settore. Alcune delle criticità riguardano l’errata percezione della popolazione e i costi elevati, che possono essere ovviati con le comunità energetiche rinnovabili, che danno possibilità a vari attori di mettersi insieme dividendo sia le spese sia gli utili.
Conclusioni
L’agrifood deve affrontare numerose sfide, ma molte di queste possono trasformarsi in opportunità. È il caso dell’Intelligenza Artificiale, dell’Agroenergia e delle vertical farm. Dovranno però essere tutti gli attori coinvolti nella transizione a trasformare le minacce in occasioni e a fare di ciascuna innovazione una mossa vincente.