Il tastierista jazz fusion Chick Corea, mitico musicista della band di Miles Davis alla fine degli anni ’60, uno dei pionieri della fusion negli anni ’70, è scomparso il 9 Febbraio scorso a 79 anni.
Il suo nome cosi come la nazionalità nascondono in Armando Anthony (detto Chick) Corea, sangue calabrese.
Fu il nonno paterno, di Albi in provincia di Catanzaro, a regalargli, ondeggiandolo da bambino sulle ginocchia, quel soprannome “Chick” che lo ha reso celebre e inconfondibile nel mondo.
La Fusion
Tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta, qualche pionere fondeva come un grande artigiano, jazz, rock, psichedelia, persino funk.
Un mondo nel quale la tecnica strumentale è fondamentale, ma non essenziale.
Perché è importante la velocità con cui fai le scale, ma i silenzi tra una nota e l’altra sono i veri motori che commuovono gli ascoltatori.
Il piano Rhodes di Chick Corea è la massima espressione artistica per chi viaggia in questo universo.
La Storia
La carriera di Corea è iniziata negli anni ’60, lavorando con musicisti jazz del calibro di Stan Getz e Herbie Mann.
Poi il grande passo, entra nella band di Miles Davis alla fine degli anni ’60, suonando negli album In A Silent Way (1969), Bitches Brew (1970), Jack Johnson e Live-Evil (entrambi 1971).
Nel 1972 Corea pubblicò l’album dal titolo Return To Forever, che a sua volta divenne anche il nome del suo gruppo Return To Forever, con Stanley Clarke al basso, Joe Farrell al flauto e sassofono, Aito Moreira alla batteria e Flora Purim alla voce.
Hymn Of The Seventh Galaxy del 1973 vedeva Lenny White alla batteria e Bill Connors alla chitarra.
Connors venne sostituito da (addirittura)Al Di Meola per Where Have I Know You Before del 1974.
La formazione “classica” della band pubblicò anche No Mystery (1975) e Romantic Warrior (1976) .
Corea è stato il quarto musicista più “nominato” nella storia del Grammy Award, essendo stato nominato 63 volte ed avendo ricevuto ben 23 premi; il suo ultimo è stato per il miglior album Latin Jazz per “Antidote” lo scorso anno (avrebbe anche lavorato con artisti del calibro di Herbie Hancock, Chaka Khan e tanti altri).
Nel 2008 ha riformato la classica line-up Return To Forever per un tour mondiale di successo per festeggiare il suo 75 ° compleanno nel 2016 suonando con più di 20 gruppi diversi durante uno spettacolo di sei settimane al Blue Note Jazz Club di New York, tra loro collega altro pioniere della fusion John McLaughlin.
Tantissime le collaborazioni con artisti di tutto il mondo (vedi i nostri Pino Daniele e Stefano Bollani).
Un grande musicista. Ma soprattutto una grande persona. «Era un marito, un padre e un nonno amato, ed era un mentore e un amico per molti», si legge nella nota che l’altra notte annunciava la sua morte.
«Tramite il suo lavoro e i decenni trascorsi in tour per il mondo, ha toccato e ispirato la vita di milioni di persone».
Lo ricordiamo con le bellissime parole di un’intervista del 2018 al Jazz Night in America Corea :
«Abbiamo il compito di essere un antidoto alla guerra e a tutti i lati oscuri di quello che accade sulla Terra. Siamo coloro che devono ricordare alla gente della loro creatività».
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