Il grande capolavoro degli Oasis: (What’s the story) Morning Glory?

Il grande capolavoro degli Oasis: (What's the story) Morning Glory?
Durata della lettura: 4 Minuti

Il grande capolavoro degli Oasis è stato acclamato da così tanti appassionati, giornalisti, musicisti, artisti e autori che è quasi impossibile aggiungere qualcosa al riguardo.  

Sicuramente mentre scrivo questa recensione, mi rendo conto della difficoltà di scrivere qualcosa di nuovo su What’s the story morning glory .

Tuttavia, tra i tanti motivi tecnici e artistici, in realtà la mia ammirazione per questo album è il vero animus che prevale su tutti.

Per cui vale la pena provarlo a raccontare. 

C’è una sensazione che provo ogni volta all’ ascolto della parte iniziale del brano “don’t look back in anger” semplicemente unica, quasi come se stessi entrando in una macchina del tempo emotiva. 

Il disco

Gli Oasis, reduci dall’esordio col botto di Definitely Maybe, album robusto e irriverente, pubblicarono What’s the story morning glory (seconda opera in carriera) nel 1995.

Avevano l’arduo compito di riconfermare la loro presenza nelle hit in classifica, visto che le aspettative per il loro secondo lavoro erano altissime.

Copertina dell’album

Si parte con Hello, pezzo orecchiabilissimo ed immediato che nella sua apparente allegria e semplicità nasconde una vena di malinconia, in una “doppia anima” che (come nel ritornello di Some Might Say) sarà proprio la matrice più interessante del disco

Some Might Say, un brano dalle atmosfere nostalgiche ; a seguire Roll With It, un rock semplice e accattivante in cui la strofa funziona assai meglio del ritornello.

E il turno dell’accordo di Fa# minore forse più famoso della storia del rock ovvero quello che apre Wonderwall, la canzone più conosciuta degli Oasis.

C’è poi il pianoforte di imagine, un omaggio esplicito a Lennon, l’equivalente musicale della citazione tra virgolette, che apre l’unico pezzo del disco cantato da Noel, quella Don’t Look Back In Anger che è sin dalla sua uscita è diventato una sorta di classico della musica leggera, un accorato inno d’amore al tempo stesso solare e malinconico impresso nel cuore dei fan degli Oasis.

Oasis

Hey Now! e soprattutto Cast No Shadow (dedicata a RIchard Ashcroft cantante dei Verve) sono le canzoni più riflessive dell’album.

Ancora She’s Electric, storia di un ragazzo che conosce la bizzarra famiglia della fidanzata e che si fa strane idee sulle donne di casa: il coretto finale ricorda molto ma molto da vicino quello di With A Little Help From My Friends dei Beatles. C’è però anche molto di più.

Il disco non cala neanche nel finale, che anzi raggiunge vette altissime.

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Morning Glory è un rock decisamente più duro del consueto (e anche più spezzato dal punto di vista ritmico), un ritmo trascinante che ha in sé qualcosa di ombroso (o addirittura apocalittico, come suggerito dal rumore di elicotteri nell’apertura), preludio – dopo uno dei due strumentali senza titolo dell’album – al nostalgico finale, che è una sorta di riassunto emotivo del disco, Champagne Supernova.

logo degli oasis

La maggior parte di Morning Glory mostra uno sforzo per una migliore scrittura delle canzoni e sottolinea sia la forza del singolo brano che la potenza del disco nel suo insieme

Infatti i brani citati  “Don’t Look Back in Anger”, “Cast No Shadow” ,”Wonderwall” e “Champagne Supernova” sono tracce dal suono lirico e contemporaneamente melodico.

E’ il segno di un buon album: uno in cui le singole tracce possono stare da sole musicalmente e dal punto di vista concettuale, ma anche altrettanto forti come parte di un intero filo conduttore dell’album. 

Noel e Liam hanno creato qualcosa di incredibilmente bello nella musica popolare.  Mentre negli Stati Uniti stavano andando a tutto grunge e vacillando per la perdita dei Nirvana, la Gran Bretagna stava diventando più “morbida” e sentimentale con il britopop. Ciò ha portato,tra la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni 2000, all’immensa popolarità di band come The Verve, Coldplay ,Blur (eterni preziossimi rivali) e tanti altri.

Come ribadito, c’è qualcosa oltre la comunicazione e la bellezza artistica di questo album che mi fa venire voglia di scriverne. Sarà uno di quei momenti in cui ascolto le introduzioni di una qualsiasi delle canzoni oppure la voce nasale e accattivante dei fratelli Gallagher. 

Non so quale tra questi sia il motivo. 

So solo che adoro questo disco, e chiunque secondo me dovrebbe ascoltarlo almeno una volta nella vita. 


Author: Stefano De Crescenzo

Napoletano classe 86 , musicista, dopo una laurea a pieni voti in economia presso l'Università degli studi di Napoli Federico II svolge il praticantato come dottore commercialista a Napoli proseguendo il suo percorso lavorativo in Emilia Romagna per svolgere la professione di consulente finanziario presso una grande azienda pubblica. Dopo quasi cinque anni (2014-19) ed una gavetta piena di storie ed umanità, dal 2019 ed attualmente lavora a Roma come Fiscalista presso la stessa azienda e consegue un master universitario di secondo livello. Appassionato di storia ,scienza, arte e cultura ma soprattutto di musica, si cimenta da sempre, nello studio professionale della chitarra con esibizioni dal vivo e registrazioni per artisti della scena musicale Napoletana ed Emiliana, partecipando a diversi concorsi e festival nazionali. Ufficiale Volontario del Corpo militare della Croce Rossa italiana, Socio Siedas, scopre da qualche tempo la bellezza della scrittura collaborando per testate e magazine online . Dal Luglio 2021 è Giornalista Pubblicista, iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Campania.