Vangelo e meditazione della IV Domenica di Quaresima – Anno B

Vangelo e meditazione della IV Domenica di Quaresima – Anno B
Durata della lettura: 3 Minuti

Vangelo e meditazione della IV Domenica di Quaresima – Anno B a cura di Don Giacomo Equestre

Dio ha mandato il Figlio perché il mondo si salvi per mezzo di lui.

Dal Vangelo secondo Giovanni 3, 14-21

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:

«Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.

Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.

Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.

E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie.

Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

Parola del Signore

Meditazione del Vangelo

Il Vangelo ci riporta un pezzo del lungo dialogo che Gesù ha con questo fariseo, Nicodemo, che si reca da lui.

Questo dialogo si svolge di notte, secondo il racconto dell’evangelista, una notte fuori e molto probabilmente dentro Nicodemo.

Nel cammino di vita e di fede di questo fariseo ci sono molte luci e ombre, sicurezze e dubbi, successi e fallimenti personali.

E così si rivolge a questo Maestro di Galilea per avere qualche risposta, per avere una luce interiore.

Forse anche per noi le cose dette da Gesù a Nicodemo possono diventare una luce da seguire.

Gesù parla della sua croce, quando parla del serpente innalzato nel deserto come strumento di salvezza, facendo riferimento ad un evento ben conosciuto da Nicodemo: Mosè mettendo su un palo un serpente, aveva salvato dalla morte gli israeliti morsi dai serpenti.

La croce e colui che è crocifisso, Gesù, che ci parla di questo dono di salvezza. Dio dona se stesso con Amore per salvare e non per condannare.

Il crocifisso è Dio stesso che sale sulle nostre croci e condivide la nostra vita.

Credere in Dio non è solo questione di ragionamento, ma di dono concreto di vita, di amore vero anche quando costa, anzi proprio perché costa sacrificio e rinuncia.

Questa luce illumina davvero la notte nostra e di chi ci sta accanto.

Amare con e come Gesù ci rende eterni, cioè portatori di vita vera.

C’è chi non ama questa luce, e sono coloro che preferiscono vivere all’ombra dell’egoismo e della chiusura in sé stessi. La luce dell’amore dà fastidio a chi è disonesto, violento, razzista, giudicante, malizioso, guerrafondaio.

Ma proprio per questo Gesù è salito sulla croce perché quella morte diventasse un faro che non si può spegnere nella storia. Gesù invita Nicodemo ad entrare in questa luce, accoglierla e diventarne portatore.

E fa lo stesso con noi.

Anche se le chiese non possono rimanere aperte sempre di notte, e come luoghi pubblici non possono certo competere con altri luoghi di divertimento ben più luminosi durante le notti dei weekend, possiamo noi stessi come cristiani diventare punti di luce nella notte del nostro mondo.

Basta a volte un sorriso come quello di Gesù a chi era solo e giudicato.

Bastano piccoli gesti di gentilezza verso chi ci sta accanto.

Basta ascoltare con pazienza chi ha bisogno di ascolto proprio come Gesù che non era mai sordo alle richieste di aiuto.

Basta aprire le nostre mani e le nostre braccia come Gesù sulla croce per dare qualcosa di nostro senza dover trattenere tutto, e per dare alla fine noi stessi senza paura.

Basta questo per farci diventare punti luce in ogni notte, compresa la nostra.

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Foto: Morone F. sec. XVI, Papa Zaccaria I e papa Giovanni VI

vedi scheda

Author: Don Giacomo Equestre