La notizia della morte dell’ambasciatore italiano, Luca Attanasio, del carabiniere Vittorio Iacovacci e dell’autista del Pam, Mustapha Milambo, è giunta come un attacco al cuore di tutta la società civile, il triste epilogo dell’agguato in Congo.
Dettagli dell’agguato in Congo
Il convoglio è stato attaccato nei pressi della città di Kanyamahoro in un area – tra Congo, Ruanda e Uganda – dove operano diversi gruppi armati che attaccano spesso i ranger locali.
Tre uomini di pace
così la Caritas italiana li ha ricordati.
Viaggiavano a bordo di una autovettura di un convoglio della Monusco ( la missione delle Nazioni Unite per la stabilizzazione nella Repubblica Democratica del Congo), quando alle 10,15 del 22 Febbraio, nel villaggio di Kibumba, a tre chilometri da Goma, sono finiti in un’imboscata di miliziani armati contro mezzi del World Food Programme.
Persone che credevano nella pace, nel volontariato e nelle istituzioni.
Credevano nel mantenimento della pace e della sicurezza internazionale, nella promozione del principio di autodeterminazione dei popoli e nella protezione dei diritti dell’uomo.
Secondo l’agenzia di stampa britannica Reuters e dal portavoce del Virunga National Park è possibile che l’attacco sia avvenuto nel tentativo di rapire il personale delle Nazioni Unite.
L’ambasciatore, appassionato di Africa, sposato con tre figlie, da tre anni e mezzo a Kinshasa, era impegnato per una visione diversa del Continente, che non fosse solo di guerra e violenza; rimasto ferito da colpi di arma da fuoco purtroppo è scomparso nel conflitto a fuoco.
Il Carabiniere effettivo nel XIII Reggimento Gorizia, era partito per il Congo a settembre stava programmando le nozze per questa estate. Purtroppo anche lui caduto nel vile attentato.
Servitori dello stato e lavoratori
Aldilà delle descrizioni di cronaca, dei moventi e dei risvolti sociali, restano le considerazioni su chi perde la vita credendo nel proprio lavoro, nei propri ideali e nei propri sogni.
Semplicemente uomini straordinari
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