Tanti sono i libri dedicati all’infanzia e all’adolescenza che ci hanno accompagnato. Uno dei questi è sicuramente Piccole donne: scopriamo insieme gli adattamenti di questo classico di Louisa May Alcott!
Piccole donne è un romanzo che ha attraversato secoli ( la prima edizione è del 1868) e ha influenzato ragazze e bambine. Le 4 sorelle March, con i loro conflitti interiori, costantemente divise tra i loro desideri e il tentativo di trovare un posto nel mondo, hanno rappresentato molto bene l’evoluzione di figure femminili reali, in cui è possibile riconoscersi. Quante di noi, da piccole, non sognavamo di essere una di loro?
Piccole donne di Harley Knoels (1918)
Agli albori del cinema, Harley Knoels rappresentava Piccole donne per la prima volta al cinema. Il film venne accolto molto positivamente, grazie anche all’uso di scenografie meravigliose e realistiche: questo perché si girò nella casa in cui era vissuta Louisa May Alcott, in Massachusets.
Piccole donne di George Cuckor (1933)
Versione in bianco e nero del libro di Louisa May Alcott, Piccole donne di George Cuckor vanta il merito di rientrare tra i dieci migliori film dell’anno in cui uscì al cinema, il 1933. L’allora stella nascente di Katherine Hepburne interpretava Jo March, ottenendo il premio come Miglior Attrice alla Mostra del Cinema di Venezia. Il film ottenne un grande successo di pubblico, per la rappresentazione e caratterizzazione dei personaggi: le sorelle March diventarono il simbolo delle nuove figure femminili che si affacciavano alla storia degli anni ’30.
Agli Oscar venne premiata la regia di George Cuckor e la sceneggiatura non originale di Victor Heerman e Sarah Y. Mason.
Mervyn LeRoy e Liz Taylor (1949)
Little Women di Mervyn LeRoy è il remake del film di Cuckor, con Elizabeth Taylor nel ruolo della capricciosa Amy, Rossano Brazzi nel ruolo di Laurie Lawrence. Il progetto era stato affidato a David O. Selznick, regista di Via col vento, ma quando abbandonò il progetto, subentrò LeRoy.
Rispetto alla trasposizione di Cuckor, il film presenta tinte sentimentali molto più accentuate, rendendo le protagoniste meno conflittuali e indipendenti.
Tutte per una, una per tutte (1987)
Negli anni ’80 (in Italia arrivò nel1982), la Toei Animation produsse la versione animata del classico, in 50 episodi. Nella versione italiana, non c’è neppure bisogno di dirlo, la sigla è cantata da Cristina D’Avena.
Essendo una serie, hanno rappresentato quasi tutti gli avvenimenti del libro, benché le sorelle siano rappresentate come tipi fissi, dotate ognuna di un carattere ben delineato e anche nel disegno abbiano precise caratteristiche.
Piccole donne di Gillian Armstrong (1994)
Wynona Ryder (biondissima e inizialmente superficiale in Edward mani di forbice) desiderava fortemente questa versione e la ottenne, interpretando, inoltre, Jo March. La regia è della regista australiana Gillian Armstrong, con un cast di stelle: Susan Sarandon è Mami, un giovane Christian Bale interpreta Laurie, Kristen Dunst è la versione piccola di Amy, mentre da adulta è Samantha Mathis , Clare Danes interpreta Beth.
Nel film i conflitti sull’essere antiborghese e femminista e, al contrario, accettare un futuro prospero ma rinunciare all’indipendenza, sono incarnati da Jo e Amy, rappresentate sempre agli antipodi, anche nell’aspetto. Pallida, sottile e bruna Jo, bionda e dalla carnagione rosea Amy. La critica lamentò un eccesso di dramma melò nella pellicola, nonostante una buona accoglienza.
Piccole donne di Greta Gerwig (2019)
L’ultimo adattamento del romanzo è arrivato al cinema l’anno scorso, poco prima che l’emergenza sanitaria ci obbligasse a rinunciare al piacere di andare al cinema, tra le altre cose. Greta Gerwig è l’icona del cinema indie americano e, dopo il successo di Lady Bird, ha portato sullo schermo la sua personale visione delle sorelle March.
Un cast d’eccellenza, da Saoirse Ronan, a Emma Watson, Florence Pugh, Laura Dern e Timothée Chalamet, con cui Gerwig ha reso ancora più attuale le figure delle sorelle March, aggiungendo un tocco personale (Jo è il suo alter ego) e un finale a tratti inaspettato. Tra i momenti meglio riusciti ricordiamo il monologo di Florence Pugh sull’essere donna e sulle possibilità che una donna aveva all’epoca di essere davvero libera e indipendente.
E voi, quale versione avete visto o conoscete? Ne recupererete altre? Fatecelo sapere e restate aggiornati per ulteriori appuntamenti con il nostro Calendario dell’Avvento!