Napoli è l’unica città del mondo a conservare il suo centro antico in cardini e decumani.
I decumani napoletani sono divisi in: superiore,maggiore e inferiore.
Raccontare in queste poche righe come sia nata la città di Napoli, sarebbe un impresa impossibile data l’immensa vastità dell’argomento.
Posso provare,per quel poco che conosco, a trasportarvi indietro nel tempo e immaginare la città greco-romana.
Immaginiamo di salire su al Vomero (quartiere collinare in stile liberty-ottocentesco della borghesia cittadina) e arrivare a San Martino dove attualmente è situato il Castel Sant’Elmo costruito in epoca Aragonese, per osservare la città da uno dei punti più alti.
Siamo in epoca Greca e tutta la miriade di case,palazzi e autostrade non esistono.
La collina è circondata da immensi boschi.
Vediamo un panorama di un immensa natura che conquista tutti gli spazi che l’uomo non ha ancora aggredito.
Notiamo che il mare è avanzato verso la costa arrivando a coprire superifici che oggi sono della terra,come ad esempio la zona di piazza municipio e l’attuale porto.
In realtà le città sono due: La piu antica Partenope e la nuova città Neapolis.
Quest’ultima è costruita su un Pendino che scende verso il mare,circoscritto da due fiumi.
Neapolis è percorsa da tre grandi strade parallalele denominate Decumani.
In epoca romana il decumano era una via che attraversava la città da oriente ad occidente incrociata da quelli che un tempo si chiamavano cardini (gli odierni vicoli).
I tre Decumani oggi, sono l’attuale Via anticaglia,Via dei tribunali,e Via San Biagio dei Librai altrimenti detta SpaccaNapoli.
In uno dei punti più alti dell’allora Neapolis possiamo notare un Tempio dove oggi sorge una chiesa (Basilica di San Paolo Maggiore) dedicato ai Dioscuri,protettori dei naviganti e venerati già da i Cumani.
Per tutta l’epoca greco-romana questo è stato il centro della città,l’Agorà.
Sino ad oggi questi posti hanno visto passare la vita di milioni di persone di tutti i tipi.
Non è un caso che questa zona sia piena di leggende straordinarie da far drizzare i capelli,degne del miglior Dracula di Stoker o di Frankestein(nato tra l’altro alla riviera di chiaia).
Ma ecco che con meraviglia da esploratore spagnolo del cinquecento alla ricerca di El Dorado notiamo che c’è la foce di un fiume.
Il leggendario fiume Sebeto (di cui si sa pochissimo)
Riprendo il passaggio di un bellissimo libro di Marcello D’Orta dal nome Nero Napoletano :
Già il nome è tutto un mistero, secondo alcuni il nome Sebeto deriverebbe dal palestinese Sabato secondo altri da Sepeitos ovvero dal greco sebo che significa “andar d’impeto” quindi scorrere con moto violento, ma secondo un’altra tradizione deriverebbe da sepo ossia putrefare. Del sebeto parlarono molti uomini di lettere vedi Virgilio, Stazio, Pontano, Boccaccio, Sannazaro, Basile, Metastasio e in tempi più recenti E.a Mario.>>
Invece il silenzio di Strabone nella sua monumentale opera “Geografia”ci fa cadere ancor più nel mistero.
Se questo fiume esistette,doveva essere venerato come una divinità,perché la più antica testimonianza che lo riguarda è una moneta napoletana del IV secolo su cui è effigiato un dio fluviale con la scritta Sepeitos.
Si pensa che nascesse alle falde del Vesuvio e giunto a Neapolis percoresse le attuali Via foria, Via pessina e Via Toledo per arrivare in Mare appunto presso Piazza Municipio.
Si racconta anche che nelle sue acque in tempo meno remoti si rovesciassero le ossa dei giustiziati e dei suicidi nonchè le carcasse degli animali.
Il fiume simbolo di Napoli
Reale o no,il fiume fu uno dei simboli di Napoli al punto che Alfonso d’Aragona volle gemellarlo con l’Ebro fiume che scorre nella regione dell’aragona, rappresentati entrambe nel timpano dell’arco del maschio angioino.
Oggi purtroppo non rimane quasi nulla di questo fiume e di questa storia se non un misero ruscello d’acqua che affiora melmoso nella zona industriale compresa tra Poggioreale,Volla e Ponticelli.
Ma non è il caso di dedicare un Requiem ad Aeternam al Sebeto perchè in città a ricordare l’importanza dell’ antico fiume, “splende” alla fine di Via Caracciolo, una bellissima fontana ad esso dedicata.
Possiamo vedere la scultura di rilievo situata al centro della fontana che rappresenta un vecchio ignudo che simboleggia appunto il Sebeto, antico corso d’acqua che scorreva nel cuore di Napoli.
Scoprire questo fiume è come aprire un baule pieno di tesori.
Napoli è un enigma da decifrare, un antico codice, un’esperienza che ci riporta indietro nel tempo, una città che ci invita a esplorare e a lasciarci incantare.
Leggi altro di Stefano De Crescenzo
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