Ezio Bosso, pianista e direttore d’orchestra ha lasciato la vita terrena, in eredità la sua grande musica.
Ezio Bosso
Pianista, direttore d’orchestra e compositore, torinese di nascita, si è spento il 15 Maggio scorso nella sua casa di Bologna a soli 48 anni.
Da circa nove anni soffriva di una malattia neurodegenerativa diagnosticatagli dopo un intervento al cervello.
Un anima speciale al servizio dell’arte dei suoni.
Una persona straordinaria con un empatia,coraggio e forza difficili da descrivere.
Quando si dice che la musica è una cosa buona e per i puri di cuori.
Un suo Post su Facebook lo scorso 2 Aprile sintetizza il suo amore per la composizione:
Sono in ogni nota che ho curato / Esisto in ogni nota insieme / Alle mie sorelle e fratelli / Figli o nipoti / Sono ogni nota studiata / Suonata e donata / Amata / Perché non c’è nota che non ami / E che non abbia amato”.
A causa delle debilitazioni della malattia, a settembre, il compositore aveva annunciato di aver smesso di suonare il pianoforte, ma senza interrompere la sua carriera musicale: sempre su facebook infatti scriveva :
“Continuo a fare musica e meglio di prima! Non mi sono ritirato. Sono felice di ciò che faccio tantissimo! Ma mi addolora quando si insiste col pianoforte perché non so dire di no, faccio molta fatica e non ho abbastanza qualità. Ma soprattutto perché non si vede la bellezza di altro, quello per cui lotto”.
Oltre le note, Rimarrà per sempre il suo insegnamento ovvero credere nella Musica e nell’Arte come credere in ciò che ci unisce davvero, in ciò che ci scorre nelle vene e in ciò che ci permette di oltrepassare le montagne e le sventure più grandi.
Superando il dramma della malattia, egli ci ha insegnato che nella vita esistono alcune passioni ed emozioni che nessuno può distruggere, nemmeno i mali peggiori.
Queste passioni, queste sensibilità rimangono impresse nel cuore, nella mente, e nella nostra capacità di cogliere la bellezza.
Bellezza da comunicare e far apprezzare al pubblico più ampio possibile senza rinchiuderla in salotti radical chic o troppo intellettuali, infatti in una sua intervista affermava che ad esempio che Beethoven e Mozart rappresentano tutti noi e sono già vicini alla gente più di quanto possiamo immaginare, ma bisogna divulgarli per quello che sono, eseguirli, farli amare, non distanziarsi dal pubblico.
Occorre salire sul podio o sedersi al pianoforte e dire – a parole, o a gesti, o semplicemente essendo veri musicisti – “Ecco, ascoltate, e vivete questi momenti che ci avvicinano”.
Regalare attraverso le note il risveglio di quella sensibilità a recepire la comunicazione e le emozioni in maniera più ampia possibile.
Quella sensibilità che ognuno di noi possiede ma che spesso è un po’ addormentata.
Bosso ha sempre rispettato questa sua idea nei teatri di tutta Europa e con tutte le orchestre che lo hanno accompagnato nelle sue tournèe.
Il pensiero sulla Musica più bello che ci lasciato lo ritroviamo nelle sue parole, pronunciate al Parlamento europeo: “La musica ci insegna la cosa più importante che esista: ascoltare”.
E la sua musica e le sue emozioni vivranno per sempre, in ogni sua nota che ascolteremo e nei cuori dei musicisti che la suoneranno.