Vangelo e Meditazione della XXI DOMENICA DEL T. O. – ANNO C a cura di Don Giacomo Equestre.
Amerai il Signore Dio tuo, e il tuo prossimo come te stesso
Dal Vangelo secondo Luca 13,22-30
In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme.
Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?».
Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.
Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”.
Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”.
Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”.
Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio.
Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».
Parola del Signore
Meditazione
«Signore, quanti sono coloro che si salvano?»
È una domanda alla quale Dio non risponde.
Bisogna prendere atto che ci sono domande alle quali Dio non risponde.
Anche riguardo al tempo della fine del mondo Gesù non risponde e chiude velocemente il discorso con le celebri parole: «Non sta a voi conoscere il tempo e il momento!».
Perché? Perché le domande che gratificano solo la curiosità non hanno senso nel rapporto religioso: Dio, infatti, cerca uno spazio nella vita dell’uomo e non nelle curiosità degli uomini.
Derivano alcune conseguenze: la Bibbia va letta con la volontà e l’umiltà di chi cerca una strada e una proposta da vivere, non per altri motivi.
La fede dà certezze, ma non sempre e non in tutto dà chiarezza: anzi spesso la fede è cammino nel buio.
Pertanto in nome della fede non posso pretendere di capire tutto, al punto da sostituirmi a Dio: accade il contrario: la fede mi fa capire la mia piccolezza e mi dà la gioia di essere un salvato e un salvato sempre e unicamente da Dio.
Comprendiamo allora l’atteggiamento di Gesù. Egli non solo non risponde alla domanda, ma sposta l’attenzione sul vero problema e dice:
“Sforzatevi di entrare per la porta che è stretta”.
In altre parole Gesù sottolinea: non importa sapere quanti si salvano, quel che importa è sapere come ci si salva e, soprattutto, a me importa sapere come posso salvare me stesso.
Gesù porta il discorso in questa direzione: il suo Vangelo infatti va sempre diritto al cuore della persona e invita ciascuno a cominciare da se stesso il cambiamento del mondo.
Ecco allora la prima parte della risposta di Cristo: «È’ stretta la porta».
Dio è una persona leale: non ci attira con gli specchietti né con la demagogia, che è sempre un inganno.
Apertamente egli dice: «La vostra liberazione, la conquista della salvezza, il cammino della vostra felicità passa attraverso la croce, attraverso il martirio».
La fede di una persona diventa adulta solo quando la croce non scandalizza più, quando non scoraggia più, ma diventa cammino quotidiano con Cristo e accoglienza della forza di Cristo nella propria vita.
In una visita in Albania, un uomo, che ricordava le sofferenze provate nella persecuzione e che parlava della situazione del mondo consumista nella sua fatica a credere, ha affermato: “Se non si soffre un po’, non si capisce Dio”.
Questa è la prima verità del Vangelo: la vita è bella non nell’egoismo, ma quando si appropria della croce e la riempie di un amore che libera e fa sprigionare tutto il bene che è dentro di noi.
Aveva ragione il grande Johann von Goethe, quando disse: «Le lacrime rischiarano la vista».
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