Vangelo e Meditazione della XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C a cura di Don Giacomo Equestre.
Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato.
Dal Vangelo secondo Luca 14,1.7-14
Avvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.
Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cèdigli il posto!”.
Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”.
Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».
Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio.
Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti.
Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».
Parola del Signore
Meditazione
Gesù amava i banchetti, li adottava a simbolo della fraternità e a pulpito del suo annuncio di un Dio e un mondo nuovi. Invitarlo però era correre un bel rischio, il rischio di gesti e parole capaci di mettere sottosopra la cena, di mandare in crisi padroni e invitati.
Ed ecco che, presso un capo dei farisei, diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti, notando come entrare nella sala era entrare in un clima di competizione.
Vedendo la corsa ai primi posti, reagisce opponendo a quella ricerca di potere un gesto eloquente e creativo: quando sei invitato va a metterti all’ultimo posto.
Ma non per umiltà, non per modestia, ma per creare fraternità, per dire all’altro: prima tu e dopo io; tu sei più importante di me; vado all’ultimo posto non perché io non valgo niente, ma perché tu, fratello, sia servito per primo e meglio.
L’ultimo posto non è una condanna, è il posto di Dio, venuto per servire e non per essere servito.
La pedagogia di Gesù è «opporre ai segni del potere il potere dei segni» (Tonino Bello), segni che tutti capiscono, che parlano al cuore.
All’ultimo posto non per umiltà ma per rovesciare, per invertire la scala di valori su cui poggia la nostra convivenza e per delineare un altro modo di abitare la terra.
E poi, rivolto a colui che l’aveva invitato, aggiunge: Quando offri un pranzo o una cena invita poveri, storpi, zoppi, ciechi.
Accogli quelli che nessuno accoglie, crea comunione con chi è escluso dalla comunione, dona senza contraccambio, dona a coloro che davvero hanno bisogno e non possono restituire niente.
Gesù ha un sogno: un mondo dove nessuno è escluso, una città da costruire partendo dalle periferie, dagli ultimi … e sarai beato perché non hanno da ricambiarti.
È la legge della vita: per star bene l’uomo deve dare, amando per primo, in perdita, senza contraccambio.
Sarai beato: perché Dio regala gioia a chi produce amore.
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